
La qualità umana più grande: vedere, vivere, riprodurre gli altri nella loro interezza (solo allora lo scrivere diventa un’arte).
Ora so che ogni giorno ricorre il “nunc stans” e che un momento del genere non è fugace, ma fecondo: mi dà una o un paio di cose da descrivere, da narrare, da trasmettere, non importa quali, con la loro luce, le loro forme, anche solo quel fumigante bidone della spazzatura lì, nel sole giallastro della sera.
L’individuazione di una struttura ha un effetto liberatorio e in ciò è paragonabile alla fantasia che cancella i limiti. Quando agiscono entrambe – la fantasia che cancella i limiti, più l’individuazione delimitante della struttura – io attingo l’ideale della scrittura.
Riesco ad amare soltanto quelli che hanno un linguaggio insicuro; e a quelli che mi sono simpatici voglio rendere insicuro il linguaggio.
Sono note tratte da diversi libri di appunti dello scrittore austriaco Peter Handke, ma io le ho lette su Scrivere idee. Annotazione e appunti di Hanns-Josef Orthell, che fa parte della serie Scritture Creative della Zanichelli di cui già vi ho parlato (sul sito della casa editrice potete anche scaricare un capitolo, occhio al link in basso).
Il libro è molto bello, ma il titolo un po’ fuorviante: non vi troverete alcuna tecnica o consiglio per prendere appunti, ma il racconto di come grandi scrittori hanno coltivato la forma breve ed estemporanea della nota per farla diventare una vera forma d’arte, un cristallo che riluce e ci parla anche dopo secoli. Cristalli che non superano mai le tre righe, spesso anche meno. Alla fine di ogni capitolo, come in tutti i libri di questa collana, ci sono gli esercizi per scrivere le nostre idee seguendo una traccia, uno spunto, una suggestione dello scrittore cui il capitolo è dedicato.
Ognuno vi può trovare il suo nume tutelare: Georges Perec seduto a tavolo di un caffè in una piazza parigina, Emile Zola che documenta il ventre del mercato delle Halles a tutte le ore del giorno e della notte, Julio Cortazar e la sua giovane compagna in quello che sanno essere il loro ultimo viaggio, il signor Palomar di Italo Calvino, Leonardo da Vinci che prepara il primo volo dal monte Ceceri vicino Firenze, una dama di corte giapponese dell’XI secolo, Roland Barthes che osserva nel mondo e su di sé la scomparsa della madre, un innamorato Elias Canetti, un Walter Benjamin preciso documentarista.
Tutti diversi, ma con una cosa in comune: un taccuino in tasca e una penna in mano.
Proprio come noi, quando scattiamo una foto con lo smartphone e sentiamo il bisogno di fermare una sensazione, ricordare una citazione con un tweet e condividerle con altri. Ogni foto e ogni tweet sono unici, ma vorremmo condensarvi la magia e l’emozione dell’istante con una chiarezza che sappia parlare a tutti, non solo a noi. Un frammento compiuto e perfetto come un cristallo, capace di infinite combinazioni con altri e di illuminare anche a distanza altri momenti, altre vite.
Le scritture contemporanee hanno radici antiche e noi – spesso senza saperlo – cominciamo appena a tornare dentro una storia più lunga e più vasta di quella legata al pur prezioso ma confinato libro.
Appunto: Arezzo e la Val di Chiana, lì sono nata e ne porto il valore con me.
[…] Note come tweet, una lunga storia […]