Che emozione stamattina leggere l’intervista che Michele Boroni (@EmmeBi) ha fatto alla mia maestra di calligrafia Monica Dengo sulla Lettura del Corriere della Sera! A lezione di calligrafia: la bella scrittura come brand, questo il titolo dell’articolo.
“Con l’avvento della stampa si pensava che la scrittura a mano sarebbe scomparsa. Invece è diventata uno strumento propulsore che ha dato vita a una moltitudini di scritture individuali desiderose di pubblicazione. Allo stesso modo, ora che stiamo gradualmente perdendo la scrittura manuale in favore di quella digitale, ci si rende conto che la calligrafia non serve solo a trasmettere un messaggio, ma anche un bisogno profondo di esprimere la propria specifica, inimitabile personalità.”
Monica Dengo
Scrivere a mano per ri-scoprire la bellezza di scrivere con il corpo e con l’anima. Per guardarsi dentro, che è l’unico vero modo di guardare avanti. Michele lo coglie bene quando conclude citando chi ha saputo guardare avanti davvero:
“È la mano la parte del corpo che più di ogni altra risponde ai comandi del cervello. Se potessimo replicare la mano, avremmo realizzato un prodotto da urlo.”
Steve Jobs
Nella stessa pagina un altro bell’articolo di Cristiana Raffa dedicato alla Nuova vita della carta. Anche questo è online sul sito del Corriere. Vi anticipo solo la conclusione, che sottoscrivo tutta, anche le virgole e le parentesi:
“Se dunque la fruizione prende l’inevitabile (seppur altalenante) strada della smaterializzazione, il processo creativo segue sempre le stesse puntuali logiche (analogiche): una palletta di carta che fa canestro nel cestino, fino al lampo di genio che ci avvicina al futuro.”
E a proposito di mani, se avete voglia di seguirci su Twitter il nostro hashtag è #scriviamoamano.
E sempre a proposito di mani, la mia amica mind mapper, Roberta Buzzacchino, sta istoriando la sua copia di Lavoro, dunque scrivo!
Di solito rifuggo dall’autocitazione, ma questa volta non resisto. Ecco i disegni e le mappe di Roberta che si intrecciano alle mie parole stampate sulle pagine (per ingrandire cliccateci su):
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Le stesse parole, eternamente diverse
Peccato che, occupandomi di dematerializzazione nella P.A., debba essere coerente e utilizzare solo strumenti digitali. Per quanto ci si avvicini, e-book e tablet non arrivano a questi livelli. Però è grazie al digitale che è possibile diffondere dei così bei lavori, grazie.
[…] Creo, dunque scrivo (a mano)! […]
[…] Creo, dunque scrivo (a mano)! […]
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