Legacy of Letters from Luca Barcellona on Vimeo.
Questo video del calligrafo Luca Barcellona me lo aveva segnalato Michele Boroni poco tempo fa, prima che cominciassi il corso con Monica Dengo.
Mi ero incantata a seguire i gesti concentratissimi che in cinque lunghi minuti disegnano poche parole in lettere gotiche.
Io, sempre così impaziente, non mi annoiavo neanche un po’.
Ma non avrei mai immaginato che avrei ritrovato quella calma estatica anche nelle mie prime goffe pratiche calligrafiche quotidiane.
Quando intraprendi qualcosa di nuovo sai vagamente cosa cerchi ma il bello è che finisci quasi sempre per trovare qualcos’altro.
Io sapevo soprattutto di voler riacquistare una calligrafia decente e riprendere contatto con le mie mani.
Tutto questo sta succedendo, ma la vera sorpresa è l’effetto potente che questa pratica sta avendo anche sulla mia mente.
Devo dire che ho un po’ trasgredito rispetto alle raccomandazioni della mia maestra e ho scelto ogni giorno quattro righe particolarmente “belle”, che non solo contenessero una varietà di lettere e di loro combinazioni ma che parlassero anche un po’ al mio cuore. Poi è vero che ti devi concentrare soprattutto sulla forma, ma io sentivo di aver bisogno anche di un contenuto evocativo.
In questi primi giorni la mia scelta è caduta sui versi della poetessa premio Nobel Wizlawa Szymborska, che tocca corde profonde ma con parole semplici e quotidiane:
Non c’è giorno che ritorni,
non due notti uguali uguali,
né due baci somiglianti,
né due sguardi tali e quali.
…
Cercheremo un’armonia,
sorridenti, fra le braccia,
anche se siamo diversi
come due gocce d’acqua.
…
Sei bella – dico alla vita –
è impensabile più rigoglio,
più rane e più usignoli,
più formiche e più germogli.
…
Dovrei essere molto veloce nel descrivere le nuvole
– già dopo una frazione di secondo non sono più quelle,
stanno diventando altre.
…
Sopra il foglio bianco si preparano al balzo
lettere che possono mettersi male, un assedio di frasi
che non lasceranno scampo.
…
Ho copiato i pochi versi almeno quindici volte, passando dalla matita al pennarello fine e poi al pennello, dal quaderno a righe al foglio bianco, ogni volta con un colore diverso o mescolando due colori. E avrei continuato per ore, scoprendo sempre nuove cose. Per esempio:
- scrivere la stessa frase è come far risuonare un mantra, una scoperta per me che, pur praticando lo yoga da quasi dieci anni, i mantra non li ho mai mandati giù. Ripetere frasi in sanscrito non mi dice nulla, ma copiare a mano versi scelti da me mi dice moltissimo.
- quelle parole ti entrano dentro attraverso la vista e le mani e devo dire che scrivere un sacco di volte “sei bella – dico alla vita –” ha migliorato alquanto il mio umore in una cupa giornata autunnale
- l’effetto ansiolitico è assicurato, come in tutte le attività da svolgere con il massimo della concentrazione: devi star lì per forza e tutto il resto te lo scordi
- le parole sullo schermo sono tutte uguali, quelle che scrivi a mano sono tutte diverse; non ce n’è una “uguale uguale” come ci dice la nostra poetessa
- misuri, sperimentando, la differenza tra significato e significante, la parola e la sua forma; con il privilegio di essere tu a forgiarla e a capire che puoi farlo in mille infiniti modi
- alla fine, quando chiudi il quaderno o rimetti il foglio nella cartellina, raccogli i pensieri, le emozioni, la concentrazione, l’attenzione e la calma conquistata, e torni al tuo schermo con una nuova freschezza.
descrivi questa esperienza più come un punto d’arrivo che l’inizio di un nuovo percorso. Una conferma più che una conquista di qualcosa che ti apparteneva già, completamente. Basta pensare a come disattendi le raccomandazioni della maestra e trasformi in qualcosa di tuo i “compiti a casa”. Che invidia! ciao
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[…] Le stesse parole, eternamente diverse […]
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[…] La bella storia di #scriviamoamano #scriviamoamano (pubblicamente) Trionfo di taccuini Le stesse parole, eternamente diverse #hoscrittoamano! […]