Sabato mattina, ore 9.30: abbiamo spento tutti i nostri iPad e smartphone e tirato fuori fogli, matite, pennarelli e… le nostre mani.
Eravamo lì – e qualcuno veniva anche da molto lontano – pieni di aspettative di fronte alla “nuova” avventura di scrivere a mano, ognuno con motivazioni e spinte diverse, ma la nostra maestra di calligrafia Monica Dengo ci ha fornito subito la chiave in cui credo tutti ci siamo immediatamente riconosciuti.
Proprio perché la scrittura a mano non ci serve più per la funzione pratica di comunicare, siamo pronti a riscoprirne la funzione espressiva, la dimensione d’arte, il piacere del puro gesto, quello che l’oriente ha coltivato nei millenni e che l’occidente invece ha dimenticato.
Per me l’inizio è stato faticoso, ma rivelatore di quanto avessi perso il contatto con le mie mani proprio per dare forma a quelle parole con cui ho a che fare per la gran parte della mia giornata. Ma è stato bellissimo fare gli esercizi di scioltezza e di ritmo, scoprire che ogni lettera ha il suo ductus, capire che puoi rimetterti facilmente in sintonia con la scrittura se impari a “respirare” insieme a lei, vedere la bellezza della forma dimenticandoti finalmente della “tirannia” del contenuto.
Credo sia stato soprattutto questo sottile corpo a corpo con le parole a conquistarmi, insieme alla promessa di riscoprire e letteralmente di vivere la lunghissima storia della forma delle parole che Monica ci ha fatto intravedere.
Abbiamo il privilegio di vivere un momento storico unico, a cavallo tra due epoche, e io sono sempre più affascinata dalla possibilità di poter guardare dall’alto del crinale a quello che è stato e a quello che sarà. Con la calligrafia si guarda meglio, e soprattutto si vive una storia e ne se esplorano le possibilità.
Alla fine, abbiamo riacceso i nostri aggeggi elettronici e documentato la straordinaria giornata. Lo stesso ha fatto la classe di domenica.
Su twitter è tutto sotto l’hashtag #scriviamoamano. Date un’occhiata.
Vado a fare la mia nuova piccola pratica quotidiana: scrivere a mano la prima frase di un romanzo in tanti modi diversi, persino a occhi chiusi.
Intanto grazie a Roberta per la sua tenacia, a Monica per la semplicità profonda con la quale ci ha guidati e ai miei compagni di classe che spero di rivedere presto 🙂
Su questo blog leggi anche:
Col corsivo corrono i pensieri
Pensieri che indugiano e mani che corrono
Buongiorno, ieri c’era un bellissimo articolo su Luca Barcellona… “Un gesto ed è subito alfabeto”.
Un saluto
Simonetta
Simonetta,
grazie alla tua segnalazione sono riuscita a recuperare l’articolo.
Luisa
Buongiorno, ho avuto la fortuna di vedere quante cose sanno fare con le mani i giapponesi, bambini e adulti. E’ stato un viaggio fantastico anche da questo punto di vista. Scrittura, carte, origami… un’esplosione di creatività!
Sono vintage, lo ammetto, ma io continuo a scrivere a mano anche se mi sono dovuta digitalizzare per lavoro. Non riesco ad allontanarmi dalle mie penne colorate, perchè, ebbene sì, trovo gioia a scegliere matite e penne
Uuuh! Il mio quadernino è vicino al tuo Luisa 🙂
Ciaooo!
Ciao a te, Luigi.
Non perdiamo la mano né l’entusiasmo…
Luisa
[…] #hoscrittoamano! […]
io non riesco ancora a rinunciare al piacere della scrittura a mano. la prima stesura, l’abbozzo di tutto ciò che scrivo ha sempre origine da uno scarabocchio, un’idea, uno spunto appuntato nel mio quaderno, o su un biglietto del treno scaduto 🙂
[…] #hoscrittoamano! […]
[…] #hoscrittoamano! […]
[…] Dal blog di Luisa Carrada #hoscrittoamano! […]
[…] #hoscrittoamano! […]
[…] La bella storia di #scriviamoamano #scriviamoamano (pubblicamente) Trionfo di taccuini Le stesse parole, eternamente diverse #hoscrittoamano! […]