Ieri sera, dopo un’intera giornata passata a scrivere, lo yoga serale era dedicato al pranayama, l’antica scienza indiana del respiro, che porta all’introspezione e alla calma della mente.
Mentre l’insegnante ci invitava a rinunciare a ogni sforzo muscolare per abbandonarci alla forza del respiro, la mia mente ha cominciato invece ad andarsene per ogni dove, ma lo spunto era suggestivo e ho deciso di seguirlo, favorita da uno stato di rilassatezza piuttosto magico, che non capita tutti i giorni.
Ho visto improvvisamente le parole come la forza muscolare della scrittura, quella che ci manda avanti quando siamo principianti e che ci fa pompare parole nel testo per esprimere tutto quello che abbiamo da dire. Non siamo sicuri di aver espresso bene quel che avevamo in mente? Giù altre parole. Una dietro l’altra. Così nascono i testi verbosi.
Ma lo yoga, anche allo scrittore, insegna a scoprire altre forze propulsive. Più nascoste e sottili, ma spesso ben più potenti delle sole parole.
La prima è l’allineamento scheletrico, cioè il mettere le ossa nel giusto ordine, una sopra l’altra. Quando la colonna vertebrale ha l’allineamento corretto, l’energia scorre, i muscoli si rilassano e dimenticano quelle brutte contrazioni che fanno venire il mal di schiena nei punti che di solito “escono dai binari”, le vertebre cervicali e le lombari. Anche il testo ha il suo scheletro: è l’ordine delle informazioni e delle parole; più è naturale, più asseconda i bisogni informativi e le aspettative del lettore e non il nostro esclusivo punto di vista, più sarà sciolto e fluido e avrà bisogno di meno parole, solo quelle che servono per sostenerlo, sia dal punto di vista informativo, sia da quello espressivo.
La seconda forza è il respiro nello yoga, lo spazio nella scrittura. Ogni praticante sente di aver fatto un piccolo passo verso l’intensità e la profondità della posizione non quando riesce in una posa acrobatica, ma quando arriva a girare il torso o allungare un fianco senza muovere più un solo muscolo, ma solo mandando il respiro là dove c’è una rigidità, una chiusura. Anche quando scriviamo possiamo mandare un soffio di aria fresca e vivificante con un’andata a capo, una pausa, un segno interpuntivo. La pausa illumina le parole che sono all’inizio o alla fine di una frase o di un capoverso, moltiplica così i punti di ingresso e conferisce una piccola tridimensionalità anche al testo più lineare.
Ma la terza forza trascende il corpo ed è l’immaginazione. Sirsasana, la posizione sulla testa, è il simbolo pop dello yoga e da principiante sei convinta che non ci arriverai mai. Eppure tutti prima o poi ci arriviamo, ma solo dopo aver scoperto che il segreto della leggerezza e dell’equilibrio non sta nel far ricadere tutto il peso del corpo su quella cosa sottile e delicatissima che è il nostro collo, ma nello spostare la nostra attenzione dall’altra parte, sui piedi. Aprire i piedi, vederli tendersi verso l’alto come un fiore, cercare il cielo con quella parte così negletta e costretta del nostro corpo, essere lì sopra con il respiro e lo sguardo della mente, cambia tutto. Il corpo diventa leggero leggero, e capisci che immaginando puoi arrivare lì dove non avresti mai creduto. Non solo nello yoga, ma anche nella vita.
Anche nella scrittura bisogna superare la barriera del testo che abbiamo sotto gli occhi e non ci soddisfa, e guardare oltre. Inutile cercare il sinonimo, cambiare una parola, arroccarsi su quanto abbiamo già scritto: dai testi senza uscita si esce cambiando tutto, soprattutto prospettiva e incipit, e il resto segue in maniera naturale, anche quella chiusa indovinata che prima non riuscivamo a vedere.
Insomma, le parole servono, ma guai a pensare che possano fare tutto loro!
Lo so, le mie elucubrazioni yogico-scribacchine non interessano tutti, ma spero possano essere buoni spunti per alcuni. E poi, c’è sempre il quaderno Yoga e scrittura.
Su questo blog leggi anche:
Un respiro tra l’essere e il fare
Ascoltare nello spazio del silenzio
10 buone ragioni per praticare lo yoga
Illuminanti pensieri.
Che bella riflessione, Luisa. Ti ringrazio.
A me capita di fare alcune asane e legarle ad una poesia o a un libro; come se quel chakra dove l’asana agisce avesse voglia di parlare. Dopo, se sono ispirata, creo un esercizio di scrittura creativa e quando mi sento sicura lo posto sul web o chiedo ai miei amici di provalo a fare; e ne escono tante cose interessanti. Un bacione, Anna.
La tradizione yogica si e’ concentrata sul saluto al sole, nelle ore dell’alba ancora non troppo calde e luminose, quasi a suggellare l’ottimismo e l’apertura ad una giornata ancora da venire , il prologo all’ennesima danza del nostro astro attorno alla fonte di vita primigenia. Salutare la luna significherebbe invece abdicare alle tenebre che irrevocabilmente sono tornate, contro cui il nostro satellite è l’unico baluardo. Significa farlo quando il nostro corpo e’ spossato e quando probabilmente le promesse della mattina si sono diluite in qualcosa di diverso, non necessariamente peggiore ma aventi un’altra fisionomia. Nonostante tutto, salutare la luna sarebbe un atto di profonda gratitudine e di accettazione per quello che la giornata ci ha regalato, un momento di raccoglimento che guarda verso l’interno piuttosto che verso l’esterno. Ripenso a tutti i sorrisi che potevo dare e che non ho dato, a tutto il conforto che potevo ricevere e che non ho accettato. Salutare il sole ti carica dell’aspettativa positiva di riuscire ad essere la persona che vorresti. Salutare la luna significherebbe accettare il fatto che, da qualche parte, potremmo aver fallito, e questo è il primo passo consistente che faremmo verso il più grande e utopistico proposito.
sofia luna scrive:finalmente forse rdeivrf2 rivivere Milanoio vengo dal sud (tanti e tanti anni fa), ma allonanarmi da Milano mi faceva venire voglia di tornarci al pif9 presto e mi chiedevo come mai, con il tempo ho capito Milano era la mia citte0 , mi aveva accolta al meglio, certo erano i tempi in cui si usciva alla sera senza bisogno di avere la macchina, nessuno dei miei compagni di scuola l’aveva, si prendeva il tram, non mi e8 mai succcesso nulla, le mie nipoti sono sempre andate a scuola da sole,con il tram, insomma nella nostra famiglia le macchine avevano poche coccole. Adesso, dopo anni e anni di lavoro, sono in pensione, pensavo che mi sarei dedicata a varie attivite0, per esempio avere un pezzetto di terra da curare e fare l’orto, a Milano ci sono degli spazi abbandonati, ma ho risolto con il mio terrazzino e mangio pomodori di produzione propria e se ai pensionati si desse un po’ di terra? Sarebbe anche un modo di fare nuove amicizie. Insomma credevo che per la vecchiaia ci sarebbe stato pif9 rispetto, ma Milano non e8 pif9 la mia citte0 e non solo perche8 sono cambiati i tempi. Una volta era all’avanguardia su tutto, ricordo ancora che mio padre quando venne a iscrivere mio fratello all’universite0, si stupec dell’efficienza e della cortesia di Milano. Va bene tutte queste osservazioni sono nostalgia del tempo che fu, ma la mia Milano deve tornare ad essere all’avanguardia. ce la fare0? speriamo. cordialmente Sofia Luna
Sì, è vero, le asana sono una rappresentazione delle nostre possibilità e il corpo è la nostra personale cosmogonia, quella più affidabile e a portata di mano
Quindi ti capisco molto, Anna, quando leghi un’asana a qualcos’altro, che ha importanza nella nostra vita.
Doze, ci vogliono il sole e la luna, certo, a seconda di come stiamo e di cosa proviamo in un determinato momento.
Luisa
Post bellissimo e spirituale. GRAZIE DAVVERO. Anche io vorrei avvicinarmi allo yoga o alla meditazione. Penso farebbero molto bene alla mia anima, al mio corpo e ai miei testi. Ma mi ritrovo ad essere sempre un po’ titubante: troverò un maestro serio e non un ciarlatano? Sembrerà stupido… ma da dove si comincia? Come si capisce se siamo sulla strada giusta? Grazie, Andrea
Ciao Andrea,
capisco che non è facile orientarsi, non solo perché ci sono un sacco di insegnanti improvvisati in giro, ma anche perché ci sono anche tipi di yoga molto diversi tra loro.
Non ce n’è uno migliore di un altro, ma solo uno più adatto a noi.
Io sono una persona molto razionale e portata al “fare” per cui ho trovato nell’Iyengar Yoga quello che fa per me. Gli insegnanti sono tutti certificati e passano una selezione molto dura, per cui puoi stare più che tranquillo. Sono tutti bravi e con loro soprattutto non ti fai male fisicamente, che è un rischio da non sottovalutare. Per saperne di più, vai su http://www.iyengaryoga.it, dove c’è anche la directory degli insegnanti certificati.
Per gli altri orientamenti la fonte migliore e più seria è la YANI: http://www.insegnantiyoga.it/.
In inglese: http://www.yogajournal.com
In italiano, un blog molto bello è http://www.yogasutra.it, di Gianni Da Re Lombardi, che tra l’altro è anche un copywriter.
Parti da questi link, e vedrai che troverai la strada giusta 🙂
Luisa
Grazie mille 🙂 Molto gentile 🙂
scrive:Non importa avere il maiertale.Il maiertale, arriva.Lo sapete cosa vi dico?Che ho passato parte del pomeriggio, dopo il lavoro, con un’ amica volontaria di zona 9, come me, a parlare del nostro prossimo futuro in vista del nuovo Sindaco.Sognavamo gie0 di avere a disposizione, con una giusta spesa, una di quelle vetrine chiuse, come spiegava Paolo in una riunione, a Quarto Oggiaro, per fondare un’ associazione di artigiane/i.Associazione di persone che possono insegnare a lavorare a maglia, ricamare, cucinare, disegnare, consultare libri, utilizzare il computer, scambiarci esperienze ritrovarci, parlare e confrontarci E Gina, quando e9 arrivata mi ha portato in regalo una sciarpa:una sciarpa di colore arancione!Che meraviglia, io indossavo una maglietta color prugna!Il maiertale non manca mai!Grazie Gina, per il bel pomeriggio trascorso a parlare anche di Pisapia.Un abbraccioGemma
Capito quasi per caso in questo bellissimo blog e trovo di tutto e di più: scrittura, lettura, arte, marketing, yoga… piatto ricco mi ci ficco.
Complimenti.
Antonio
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