Sto leggendo “You talkin’ to me?” un libro molto interessante e gustoso su un tema ritenuto a torto pesante: la retorica, ovvero l’arte di persuadere attraverso le parole. Ve lo racconterò una volta finito, che sarà a breve.
Intanto, posto poche righe su quelli che l’autore Sam Leith chiama “i tre moschettieri della retorica”, i fondamenti dell’arte secondo Aristotele: Ethos, Logos e Pathos.
Ethos: “Compra la mia vecchia auto perché mi chiamo Jeremy Clarkson.” (popolarissimo giornalista della BBC)
Logos: “Compra la mia vecchia auto, perché la tua è rotta e la mia l’unica in vendita.”
Pathos: “Compra la mia vecchia auto per il bene di quel povero gattino, affetto da una grave malattia degenerativa, che rischia di morire, perché la mia macchina è l’ultimo bene che ho al mondo e la vendo proprio per pagare le cure mediche del micetto.”
Il problema della retorica è che si dà per scontato il diritto/dovere di ritenerla “retorica” e quindi considerarsi giustificati quando si ostenta la sua completa ignoranza.
ps. Mi domando se per caso, nella trascrizione, non sia saltato un “per”:
«Pathos: “Compra la mia vecchia auto (per) il bene di quel povero gattino […]»
Complimenti, sempre, per la fatica felice di raccontare il “mestiere di scrivere”.
rospe in frantumi
Certo che è saltato 🙂
Ora lo aggiungo, grazie.
Luisa
Grandiosa triade. Attendo sintesi quando lo avrai finito.
Buona seconda parte di pomeriggio,
Mariella
Spero non sarà inutile suggerire, dopo una bella lettura, una infinitamente più pesante, ma dotata di mappe impareggiabili e di un freschissimo slancio etico: Trattato dell’Argomentazione – Perelman, Olbrechts-Tyteca.
La retorica non è mai stata così sincera 😀
I primi due li abbiamo quasi completamente dimenticati. Viviamo solo di Pathos …
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