Avevo tenuto questo video, Mindfulness with Jon Kabat-Zinn, per un momento tranquillo, fedele alla consegna dell’amico che me lo ha consigliato (“Vederlo un giorno in tutta calma senza che nessuno ti rompa le scatole”).
Avevo solo sbirciato la bio di questo signore che non conoscevo: Kabat-Zinn è professore emerito di medicina, fondatore e direttore del Center for Mindfulness in Medicine, Health Care, and Society all’Università del Massachussets. A lui si devono i più importanti studi sull’integrazione della meditazione orientale nella medicina occidentale.
La prima sorpresa è stata scoprire dove Kabat-Zinn aveva tenuto la sua conferenza: nel quartier generale di Google, il tempo del fare, della performance, della tensione verso il futuro. Lì lo hanno invitato a parlare di meditazione, di essere, di presente, di immobilità, di silenzio, di respiro.
Non a caso, e lui lo spiega subito. Siamo sempre più connessi, e sempre più dispersi nella nostra capacità di attenzione. Tutto il nostro fare l’occidente lo chiama “efficienza”, ma per la visione orientale soffriamo di una ormai cronica sindrome di deficit dell’attenzione.
La lezione di Kabat-Zinn ci mostra nella pratica il ponte tra queste due visioni nello strumento più semplice che abbiamo a disposizione, sempre e dovunque: il nostro respiro. “Cavalcarne l’onda” è indispensabile come accordare uno strumento prima di mettersi a suonare.
La meditazione, a cominciare dall’osservazione del respiro, non è fuga nella lontananza, è tornare a noi stessi, è dare nuovo senso al “fare” alla luce dell'”essere”.
Le vere connessioni non avvengono quando ce ne stiamo attaccati alla rete, ma quando ce ne stacchiamo e troviamo quello stato di pienezza della mente che è più del pensiero. È il terreno della serendipità, dell’intuizione, della creatività. Il vero humus della ricerca e dell’innovazione, come a Google sanno benissimo.
Il video dura un’ora e un quarto e non è un “bel” video secondo gli standard correnti. Girato malino, senza slide, senza infografiche.
Meglio: ci si concentra sulle parole. Potete fare come me, che ho chiuso gli occhi.
O guardare i sottotitoli, se vi aiuta.
Ne vale davvero la pena, perché Kabat-Zinn promette l’incontro più gratificante e spesso vanamente atteso, quello con se stessi e con le propria “multidimensionalità” (una cosa molto più ricca del multitasking).
Dove la tecnologia non arriva, arrivano la meditazione, l’arte, la filosofia.
E agli ingegneri e creativi di Google il nostro emerito dottore consegna come viatico una poesia del premio Nobel per la letteratura Derek Walcott:
Amore dopo Amore
Tempo verrà
in cui, con esultanza,
saluterai te stesso arrivato
alla tua porta, nel tuo proprio specchio,
e ognuno sorriderà al benvenuto dell’altro
e dirà: Siedi qui. Mangia.
amerai di nuovo lo straniero che era il tuo Io.
Offri vino. Offri pane. Rendi il cuore
a se stesso, allo straniero che ti ha amato
per tutta la tua vita, che hai ignorato
per un altro e che ti sa a memoria.
Dallo scaffale tira giù le lettere d’amore,
le fotografie, le note disperate,
sbuccia via dallo specchio la tua immagine.
Siediti. È festa: la tua vita è in tavola.
Per dirla con Kabat-Zinn, “Stop and drop into being”!
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Potenza di un soffio
Il suono della vita
grazie
grazie, un bellissimo regalo.
Grazie
Un grazie alla tua anima che ha aperto le ali al mondo.
Un grazie al tuo cuore che condivide con noi i suoi battiti.
E un grazie a te, Luisa, perché hai la mano soffice come una nuvola d’amore.
Una tua affezionata lettrice, Anna 🙂
Una risposta. Uno spiraglio per una “crescita” possibile.
Ogni volta che entro nel tuo blog mi arricchisco.
ciao e Grazie
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