Mi è piaciuto molto il post L’invasione degli anglicismi che Licia Corbolante ha pubblicato qualche giorno fa sul sul blog Terminologia. Argomentato e documentato, spiega bene che non si può fare di tutti gli anglicismi un fascio. I forestierismi possono essere di tipo molto diverso: alcuni preziosi, altri provinciali e ridicoli.
Distinguere è quindi importante, ma come atteggiamento di fondo non mi scandalizzo né mi allarmo troppo di fronte alle grida per le invasioni dell’inglese nella nostra lingua, neanche quando provengono da illustri studiosi. Mi piace osservare quello che succede all’italiano con una pratica sorvegliata ma con animo tranquillo.
Mi rendo conto di essere molto poco tollerante riguardo alle invasioni barbariche.
Grazie per la citazione! In effetti siamo bombardati dalle parole inglesi, in particolare sembra che i media non riescano a farne a meno. Da un po’ di tempo anch’io cerco di osservare come parla la gente e notato che nel quotidiano, in situazioni non lavorative (e/o che non abbiano a che fare con tecnologia, economia o moda), l’uso dei forestierismi è davvero limitato, quindi forse potremmo fare una distinzione anche tra anglicismi “passivi” (quelli che siamo abituati a sentire/vedere) e anglicismi “attivi” (quelli che usiamo effettivamente).