I momenti brutti li rimuoviamo il prima possibile. Ma oggi, dopo l’ennesima comunicazione da parte di Equitalia e la conferma della sua follia, il brutto ricordo è tornato a galla.
Sono libera professionista da sette anni e ormai abituata a ricevere cartelle pazze senza allarmarmi più di tanto.
Non ci capisco una sola parola, ma la mia commercialista è efficiente, sbroglia la matassa per conto suo e alla fine è sempre il fisco ad avere torto.
Ma a fine novembre la cartella pazza era pazza davvero: 12.000 euro.
Sono sbiancata, ho letto e riletto, senza capire assolutamente niente sul perché avrei dovuto pagare tutti quei soldi.
Eppure ho una laurea, e il mio mestiere mi porta a confrontarmi ogni giorno con testi complicati. Il burocratese non ha segreti per me, mi muovo con disinvoltura tra complesse normative bancarie e le clausole più minute dei contratti assicurativi.
Ma il muro di parole incomprensibili bastò a gettarmi nel panico. Era venerdì pomeriggio e potei parlare con la commercialista solo il martedì successivo. La conferma definitiva della demenza della cartella la ebbi venti giorni dopo. Abbastanza per non farmi dormire la notte e farmi prendere da un’ansia che sarebbe durata a lungo. D’accordo, era inverno, ero stressata e triste per motivi miei, ma la pazza cartella fu la classica goccia che fa traboccare il vaso. Creò un gorgo dal quale sono uscita solo all’arrivo della primavera, quando il sole ha sciolto gli ultimi nodi.
Quell’errore non mio e la pessima comunicazione mi sono costati cari, e sarebbe bastato proprio poco per restituirmi presto alla serenità: un po’ di semplicità e di chiarezza. Quella cui ogni cittadino ha diritto. Avrei capito cosa mi si addebitava, sarei stata in grado di controllare da sola, e prima delle conferme ufficiali mi sarei comunque messa in cuore in pace.
La letteratura sulla semplificazione del linguaggio amministrativo e sulla comunicazione al pubblico è ormai sterminata, anche in Italia. La guida migliore è proprio quella dell’Agenzia delle Entrate. Possibile che proprio per loro sia tanto difficile applicarne le indicazioni?
Cara Luisa, tu sei professionista da sette anni, io sono stata commercialista per sette anni. Ho lasciato quel mondo impossibile per vari motivi e ora sto molto meglio.
A volte nemmeno i professionisti del settore riescono a comprendere certe cartelle “pazze”; nemmeno chi lavora nelle amministrazioni che le scrivono, spesso comprende gli invalicabili muri di parole da loro stessi scritti. E, come dici tu, l’ansia cresce nel cittadino, nel professionista e, spero qualche volta, nei dipendenti dell’amministrazione emittente. Paradosso nel paradosso…
Altro che una guida, qui ci vorrebbe di reimpostare una cultura intera!
Ma forse il nostro paese non ha più speranza da questo punto di vista (e, purtroppo, da tanti altri punti di vista).
Grazie per aver condiviso questa tua esperienza e di averne trovato un risvolto positivo, quantomeno ironico e un po’ provocatorio.
Sospetto che la paura sia parte del gioco e l’incomprensibilità sia il modo per suscitarla.
Cara Luisa,
io ho avuto alcune esperienze simili alla tua e ne ho conosciute molte altre di amici e parenti. La mia conclusione è che tutto questo è sempre stato voluto e, anzi, cercato. L’incomprensione della realtà che si costruisce facilmente con la barriera del/dei linguaggi di categoria è sempre stata un’arma del potere costituito nel nostro paese e questa è anche la ragione per cui nulla sta cambiando, soprattutto nella pubblica amministrazione. Le esigenze politiche e sociali in paesi come gli Stati Uniti sono sempre state, evidentemente, diverse od opposte, di qui la necessità di creare una cultura della chiarezza, divulgazione, ecc. Purtroppo per noi non è mai stato così.
Ciao
Rossella
Ciao Luisa
sono Marco De Alberti.Hai saputo esprimere bene quello che più o meno tutti pensiamo.Non si possono mettere sullo stesso piano le brave persone che si guadagnano il pane onestamente con i farabutti che evadono sistematicamente.Un modo per distinguere ci “deve” essere. Altrimenti è meglio che i vari responabili se ne vadano tutti a casa. Comunque se ti può consolare una gran parte dei Comuni sta abbandonando Equitalia e si sta organizzando per riscuotere le tasse in prima persona. Non è garanzia di efficienza ed onesta ma fare peggio di questa malata e criminale buroscrazia sarà facile….
Un abbraccio
Marco
[…] e fu una vera rivelazione. Mi sembrò una cosa avanzatissima e lo era. Per questo quando ricevo le comunicazioni del Comune o dell’Agenzia delle Entrate sono meno combattiva e piuttosto mi piange il […]