Social reading: mi piace pensare non sia solo quello delle frasi più sottolineate dagli altri lettori sull’ebook, ma anche quello più sottile delle suggestioni, dei ricordi e dei collegamenti che ognuno di noi fa quando legge le parole di qualcun altro. Suggestioni che possono tornarti anche attraverso tradizionalissime strade, come l’email.
Il mio breve post di stamattina ha ricordato a Luca Iori – lettore di questo blog – un brano di Primo Levi tratto da L’altrui mestiere, una raccolta di articoli pubblicati negli anni da La Stampa. È un libro bellissimo, che conosco bene, ma non ricordavo il brano che Luca mi ha inviato poco fa. Eccolo:
Il primo segreto è il riposo nel cassetto, e credo che abbia valore generale. Fra la prima stesura e quella definitiva, deve passare qualche giorno; per ragioni che ignoro, per un certo tempo l’occhio di chi scrive è poco sensibile al testo recente. Bisogna, per così dire, che l’inchiostro si sia asciugato bene; prima, i difetti sfuggono: ripetizioni, lacune logiche, improprietà, stonature.
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Dopo la maturazione, che assimila uno scritto al vino, ai profumi ed alle nespole, viene l’ora di cavare dal pieno. Quasi sempre ci si accorge che si è peccato per eccesso, che il testo è ridondante, ripetitivo, prolisso: o almeno, ripeto così capita a me. Inguaribilmente, nella prima stesura io mi indirizzo ad un lettore ottuso, a cui bisogna martellare i concetti in testa. Dopo lo smagrimento, lo scritto è più agile: si avvicina a quello che, più o meno consapevolmente è il mio traguardo, quello del massimo di informazione con il minimo ingombro.
Lo so che in questo periodo sono un po’ monocorde con questa storia dell’editing, ma le mie letture e riflessioni seguono quello in cui sono immersa al momento. Ancora un po’ di pazienza: presto si passa ad altro.
Certe volte ci si accorge che una frase può essere contenuta in una parola, e che di tre aggettivi non ne serve più nessuno. Editare è ancora più bello che scrivere
Chissà se a lasciarlo riposare troppo si rischia che un testo diventi aceto.
Bella immagina comunque, non conoscevo “L’altrui Mestiere” ora lo inserisco nella lista da leggersi.
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