D’accordo, nell’esercizio di stile di questa slide che ho presentato allo SMAU l’anno scorso ho un po’ esagerato, ma non poi tanto.
In tutta la scrittura aziendale il gerundio impazza. All’inizio, in mezzo, alla fine dei capoversi.
In tutta la scrittura aziendale il gerundio impazza. All’inizio, in mezzo, alla fine dei capoversi.
Diventa una specie di cerniera per unire le frasi e complicare inutilmente la sintassi.
All’inizio imprime subito il marchio del burocratese, in mezzo è quasi sempre la spia di un lungo inciso, alla fine serve per aggiungere quella frase o informazione in più che non sappiamo dove mettere e ci dà l’illusione di un periodo più articolato.
In realtà, più allunghiamo il periodo, meno diventa leggibile. E questo vale soprattutto sul web e per i testi informativi e di servizio.

All’inizio imprime subito il marchio del burocratese, in mezzo è quasi sempre la spia di un lungo inciso, alla fine serve per aggiungere quella frase o informazione in più che non sappiamo dove mettere e ci dà l’illusione di un periodo più articolato.
In realtà, più allunghiamo il periodo, meno diventa leggibile. E questo vale soprattutto sul web e per i testi informativi e di servizio.

Vero, verissimo, che la sintassi complessa (non complicata!) è uno degli strumenti con i quali un autore ci trascina con sé, ma raramente questo avviene inanellando un gerundio dietro l’altro. (Quindi dopo questo primo e unico mi fermo).
E arrivo all’origine di questo post, Far from the madding gerund, il titolo di un libro e la tagline di un blog che ho incrociato poco fa e che d’ora in poi mi servirà da memento.
E arrivo all’origine di questo post, Far from the madding gerund, il titolo di un libro e la tagline di un blog che ho incrociato poco fa e che d’ora in poi mi servirà da memento.
Punteggiatura, apostrofi, avverbi e gerundi.
La mia kriptonite T_T