In un laboratorio di scrittura che ho tenuto la scorsa settimana in una grande banca italiana analizzando i testi dell’intranet non abbiamo fatto altro che togliere grassetti.
Le parole in rilievo che venivano verso di noi erano talmente tante che i nostri poveri occhi non sapevano più dove guardare. È una cosa che succede spesso: è più facile evidenziare dando fondo a tutte le risorse della formattazione dopo che costruire bene il testo prima, scegliendo le parole giuste e mettendole nel giusto ordine.
Le parole e le informazioni chiave magari si trovano ben incastonate in un inciso, in mezzo a un lungo capoverso. In fase di revisione chi scrive se ne rende conto. E allora di solito cosa fa? Le mette in grassetto.
Un partecipante ha riassunto le mie indicazioni con un’immagine che mi è subito piaciuta: “Prima nascondono ben bene le informazioni, poi per farle vedere accendono la luce.” Solo che così rischiamo l’abbaglio. Come se puntassimo sulle parole troppi riflettori.
Il più delle volte la soluzione è semplice: basta mettere le parole chiave all’inizio o alla fine del capoverso, o farne le voci di un elenco se il contenuto e l’obiettivo comunicativo si prestano. Insomma, collocarle più vicino allo spazio, all’aria, invece che soffocarle tra tante altre parole. Come metterle vicino alla finestra, alla luce naturale.
Questo mi fa tornare in mente gli splendidi appunti dai quali una docente di filosofia pretendeva che studiassimo. Testi in cui lei aveva sottolineato il 98% delle parole (per altro con un tratto ondulato orrendo), nei quali l’attenzione si concentrava su qualche povera congiunzione, totalmente innocente.
Dopo tutto, se tutto il testo è sottolineato, le cose che saltano agli occhi sono proprio le uniche che non lo sono.
Mi piace questa proposta di mettere vicino all’aria le parole più importanti. Dato che scrivere è il mio mestiere e (ogni tanto anche) insegnare a scrivere, ci dovrò riflettere. Grazie per lo spunto.
questo post lo farò leggere a qualche mio collega che affoga ogni suo testo in tonnellate di grassetti. I miei consigli non li prende nemmeno in considerazione, i tuoi spero riescano dove io fallisco ogni giorno…
[…] è venuto in mente di rappresentare così questa raccomandazione di Luisa Carrada. In un laboratorio di scrittura che ho tenuto la scorsa settimana in una grande banca italiana […]
[…] la forma del testo parla da sola: se dopo un paragrafo di sette righe, ne arriva improvvisamente uno di mezza riga, so cosa aspettarmi: un colpo di scena, un’informazione particolarmente importante, una svolta, un’osservazione dell’autore. Lo spazio a volte funziona meglio del grassetto; luce naturale invece di un riflettore. […]