Fino a un lunedì sera di qualche anno fa non avevo idea di che straordinario docente fosse Roberto Vecchioni. Il 5 ottobre 2005 seguii una sua lezione magistrale all’Auditorium Parco della Musica di Roma, ne rimasi incantata e per non dimenticare quella magia ci scrissi subito un post.
Sabato sera ho ritrovato quel professore competente e appassionato nei cinque minuti in cui ha riletto Caro amico ti scrivo di Lucio Dalla a Che tempo che fa:
L’analisi del testo è una delle prove di italiano agli esami di maturità. Una prova difficile, che non molti scelgono, ma una delle più importanti per entrare in relazione profonda con il testo, qualsiasi testo. E molto più utile per tutta la vita, e persino per il lavoro, del tema di attualità o dell’articolo di giornale.
Una delle chiavi per quella scrittura “senza timori” ma piena di gusto e curiosità che Seth Godin considera essenziale per la nuova scuola di cui abbiamo urgentemente bisogno, capace di educare all’apprendimento e al sogno invece che all’accumulazione di competenze e alla memorizzazione di informazioni.
Oggi il Sole 24 Ore dedica l’intero inserto domenicale al suo Manifesto per la cultura “come materia prima” e si compiace della schiera di gente famosa che vi ha già aderito. Pur amando molto il Sole, non ho potuto reprimere un po’ di fastidio per un’iniziativa che male non fa, ma che come tante non supererà i confini della cerchia di lettori forti e della piccola percentuale di intellettuali del nostro paese.
Seth Godin, con il suo pragmatismo statunitense, conclude il suo, di manifesto, con questo invito: “Il modo più produttivo di lamentarsi è di mettersi a fare cose concrete.”
Allora, non sarebbe bello (e infinitamente semplice) se il nostro Ministero dell’Istruzione commissionasse al professor Roberto Vecchioni 10 analisi del testo, da Dante ad Attilio Bertolucci (e perché no? anche a Fabrizio de André) e le postasse sul suo sito, a disposizione di tutti, per farci imparare, appassionare alla scrittura e alla lettura, e anche sognare?
Condivido fino il fondo (anche il moto di insofferenza per le iniziative elitarie). L’analisi del testo è un’attività fondamentale anche nella preparazione di un qualsiasi “intervento” (in seminari, convegni riunioni, workshop). L’ho introdotto nei miei corsi di “Public Speaking”, nella parte progettazione e metabolizzazione dei contenuti, con una variante: l’analisi del proprio testo (cosa volevo dire, cosa ho scritto, cosa emerge dalle e tra le righe,…). Analisi fondamentale per dominare totalmente l’argomento che si vuol proporre e potersi quindi concentrare sul pubblico e le sue reazioni. Sì, un’iniziativa come quella che proponi è vincente e, tra l’altro, a costo zero (o poco di più). Adesso lo dico anche su Twitter.
Grazie per l’ottimo post su un argomento indispensabile come quello dell’analisi testuale.
Aggiungerei solo una domanda: perché incaricare ancora il prof. Vecchioni di questo lavoro?
In Italia ci sono molti giovani capaci e appassionati che devono emigrare o ridimensionare le proprie aspettative in omaggio ai grandi vecchi che non si fanno da parte, in tantissimi ambiti.
Un incarico del Ministero della Pubblica Istruzione dovrebbe finalmente tenere conto di questa risorsa, senza corsie preferenziali per chi di fare carriera non ne ha più bisogno.
A.
Chiedo scusa, ma a me sembra la scoperta dell’acqua calda… un’analisi come quella che ha fatto Roberto Vecchioni la fa ogni giorno in classe qualunque professore di italiano con qualunque testo letterario senza tirarsela.
Sec, le “regole” di alcuni di qstuei premi mi riportano un po’ alle superiori… Ma in effetti, il bello e8 anche quello (e poi mi sono divertita a scegliere citazioni e canzoni). E, come dici tu, un premio fa sempre piacere! :DBuona settimana anche a te!
Qualunque professore? Forse non ha mai ascoltato Roberto Vecchioni dal vivo parlare a raffica dal vivo di poesia, letteratura, storia…umanità.
Mi dispiace signor Maino, ma a me pare proprio la scoperta dell’acqua calda. Ho 29 anni e le assicuro che la luce che brilla negli occhi del Prof nazionale non l’ho vista da nessuna parte. W Vecchioni che nell’era digitale non ha timore di sostenere il valore ineffabile della poesia.
(sono l’anonimo di prima – scusate se lo rimango ancora un poco).
@ Marina: senza voler polemizzare credo che il punto del mio commento fosse proprio quello di far notare che la passione e la capacità del prof. nazionale hanno solo una cosa in più rispetto a quella di uno stuolo di imberbi neolaureati: la notorietà.
La luce che brilla negli occhi di Vecchioni (ancora, con tutto il rispetto) non è stata vista altrove non perché non ci sia, ma perché chi ce l’ha non ha un palcoscenico da cui farla brillare. E parlo anche di tanti professori (ma sempre troppo pochi), che, senza guadagnare milioni o gloria, non hanno nulla da invidiare all’illustre collega.
Lo sostengo perché ho 33 anni e quella luce l’ho vista, eccome.
Ho apprezzato l’analisi sentita di Vecchioni, eppure sono fondamentalmente d’accordo con Anonimo. Siamo condizionati dalla notorietà di una persona. Ci predisponiamo mentalmente ad ascoltarla… in effetti, spesso PAGHIAMO per ascoltarla.
Cosa accadrebbe se la stessa persona fosse un illustre sconosciuto, un artista di strada o presunto tale? Il web riportava qualche tempo fa la notizia di quanto accaduto a Joshua Bell, uno dei più grandi violisti del mondo. Si era esibito (con il suo Stradivari) per 43 minuti in una stazione metropolitana di Washington, ignorato dai passanti. Probabilmente gli stessi avrebbero posto più attenzione e riconosciuto il suo talento, se avessero saputo chi era. E questo in fondo è parecchio triste e la dice lunga sulle motivazioni che si celano dietro molti atteggiamenti da “intellettuali”.