Quando finalmente a Roma ha cominciato a nevicare ero appena rientrata a casa. Tempismo perfetto: impegno in centro in primissima mattinata, saluto ai nipoti in pigiama liberi da scuola, annullata andata al cinema stasera, spesa che mi permetterebbe di stare qui tappata per una settimana, macchina in garage.
Sapevamo già tutto, fino all’orario probabile della nevicata, e ha funzionato.
Ottimo, ma in tanta efficienza si insinua una nostalgia che viene da lontano.
Una bambina romana degli anni sessanta la neve non l’aveva mai vista, soprattutto se non aveva la televisione.
Ne aveva letto, sì, ma solo nelle fiabe. La piccola fiammiferaia nella neve ci era morta, mentre la Regina delle Nevi ci viveva tutto l’anno e la solcava disinvolta con la sua slitta e il cappello di pelo in testa.
Che potesse far parte anche della normale vita delle persone lo sapeva dai racconti della nonna aquilana, cresciuta ai piedi delle montagne.
Una mattina si sveglia, e ci sono un silenzio e una luce molto strani. Anche l’espressione dei genitori è strana: non ti buttano giù dal letto ma ti prendono per mano misteriosi e ti portano davanti alla finestra. Perché non parlano? Ti devi preoccupare? Quanto può essere profonda l’angoscia dei bambini davanti al silenzio! Sarà scoppiata la guerra?
Tutto quel bianco è talmente tanto, e così silenzioso e morbido che ti toglie le parole e il fiato.
“Luisa, è la neve!”
Qua a Bologna in due giorni ne è caduta tanta, talmente tanta da superare persino le esagerazioni mediatiche. Cioè dicono che ce n’è, ma ce n’è più di quel che dicono, accidenti.
Una quantità che non si vedeva dalla famosa «nevicata dell’85». E non è finita, a quanto pare: ci attende un weekend a -12 gradi. Barricarsi in casa e attendere il disgelo. Meno male che la rete c’è. 🙂
Non dimenticherò mai la sopresa di Santa, una bambina siciliana timidissima trasferitasi da poco in Romagna per la prima prima media. Una mattina aveva iniziato a nevicare, improvvisamente, con fiocchi grossissimi. Lei non aveva mai visto la neve, si era precipitata alla finestra e se ne stava lì, con la faccia letteralmente schiacciata contro il vetro, immobile in un’espressione di enorme stupore, del tutto insensibile ai richiami dell’insegnante che la invitava a tornarsene al suo posto. All’inizio noi compagni avevamo riso ma poi avevamo capito che la sua era un’emozione davvero grande e forse l’avevamo anche invidiata un po’.
Ad ogni nevicata la memoria va all’anno 1977, prima liceo, nessuno di noi aveva pensato a rimanere a casa, la scuola era aperta, i treni se pure con un po’ di ritardo erano arrivati a destinazione.Si rideva,si rallentava il passo per aggiungere al ritardo ancora un po’ di libertà,all’improvviso mi sono ritrovata in mezzo al pino pieno di neve che ancora oggi sta di fronte all’edificio delle scuole elementari che incontravamo prima di arrivare a scuola.
Oggi si chiamerebbe ,forse, bullismo, per me è un ricordo dolce con il sapore dell’adolescenza e dell’amicizia.
Cara Luisa,
un post serale e affettuoso ispirato dal tuo. Peccato non poter postare anche una foto dalla mia casa, con tanta neve e il lago ghiacciato. Faccio attenzione in questi giorni (qui ha iniziato a nevicare già da domenica scorsa) nel preparare ogni giorno avanzi e cibi vari per uccellini, anatre, cigni. Possono morire con questo gelo. Pensa che in Ucraina, nell’orfanatrofio di Vasia, c’è un termometro che gli ho regalato a Natale. Da ieri segna -30 gradi. Noi non potremmo sopravvivere ma loro sono fortissimi: non possono uscire ovviamente altrimenti diventerebbero in poco tempo dei pupazzi di neve. Un bacio
Quanto è vera la descrizione delle paure che nascono nei bimbi dal silenzio dei genitori…
Neve e poesia. Bellissimo.
Penso che la neve sia bellissima.E’ pura,e trasmette tanta pace!Immagino una spiaggia innevata e un mare in tempesta…così è il mio cuore quando penso a un dolce sorriso.
Quando tutto è silenzio, parla l’anima.
E la neve è silenzio.