Giuseppe Granieri, che ci presenta e riassume efficacemente tutto il turbinìo di questi mesi intorno alla rivoluzione dei libri e della lettura, è ottimista. Lo era anche lo scrittore Alberto Manguel, di cui Repubblica pubblicava domenica un bell’articolo dedicato allo Zapping del lettore.
Ai deprecatori della lettura superficiale e ai nostalgici delle qualità sensuali della carta Manguel ricorda con il sorriso che la lettura a salti esiste pure sulla carta, anzi ne esistono molte varietà:
- la lettura frettolosa, quella per farsi un’idea e un ‘opinione sul libro
- la lettura incompleta, quella che si limita a uno o due capitoli
- la lettura empatica, quella dei libri che fanno parte della nostra cultura e di cui parliamo anche senza averli letti
- la lettura sociale, quella che ci porta a schierarci per un libro a seconda della parte sociale che la sostiene
- la lettura simulata, quando fingiamo di aver letto un libro solo per il suo prestigio sociale
- la lettura politica, quando ci formiamo un’opinione su un libro per via dello scalpore che ha suscitato.
E conclude:
La verità, in sostanza, è che per quanto concerne la lettura quello che cambia sono solo gli strumenti. L’atto di tradurre in parole le nostre emozioni più profonde e le nostre paure più segrete, di soccorrere l’esperienza, di rendere presente il parlante che non è lì eppure ci parla, è rimasto immutabile dai tempi dei primi lettori in sumero. Una lettera scritta all’inizio del XIX secolo avanti Cristo riecheggia quello che qualsiasi lettore potrebbe dire oggi ricevendo l’e-mail di un caro amico: «Bulattal mi ha portato la tua lettera», dice, «e sono molto felice: mi sono sentito come se ti avessi incontrato e ci fossimo abbracciati». Allora come oggi, questa magia quotidiana che ci consente di incontrarci e abbracciarci attraverso lo spazio e il tempo definisce la nostra natura di esseri umani.