In cima a una delle torri sul mio tavolo c’è Help! for writers, l’ultimo libro di Roy Peter Clark, forse il docente di scrittura che mi ha più ispirato negli anni e con il quale ritrovo sempre una grande identità di vedute.
Il suo Fifty Writing Tools rimane il preferito, tanto che ne ho tradotta liberamente l’estratto alcuni anni fa.
L’idea di fondo di Clark è che non esistono compartimenti stagni tra le diverse scritture, meno che mai tra scrittura professionale e scrittura creativa, ma alcuni strumenti comuni a tutti, da scegliere e usare diversamente a seconda del testo, del contesto e dell’obiettivo comunicativo.
La ritrovo già nell’introduzione di Help! e la faccio anche mia (e vostra, se vi va) con la consueta traduzione libera:
Sono convinto che, al di là dei generi e delle discipline, tutte le persone che scrivono condividono al fondo uno stesso processo, fatto di una serie di passi. Possono sembrare diversi, ma se scavi abbastanza scopri lo stesso metodo.
Ma come? Lo stesso metodo per scrivere un tweet, un sonetto, una brochure, un romanzo? Astraendo molto potrei rispondere di sì. I passi sono questi:
Cominciare
Abbiamo tutti bisogno di uno stimolo, una spinta per cominciare, per passare all’azione. Alla ricerca di idee esploriamo il mondo e la nostra stessa esperienza con una curiosità che ci porta a scovare e a raccogliere materiale grezzo di ogni tipo da trasformare poi in racconti interessanti e ricche di senso.
Mettere insieme i materiali
Nel lavoro esplorativo ci portiamo a casa una quantità di tesori – idee, fatti, dati, parole – che ci riempiono la scrivania, il computer e la mente. In questa fase ancora non sappiamo ancora cosa e quando ci servirà.
Trovare un focus
Qualsiasi testo ha bisogno di un’idea guida, di un’emozione di fondo. Serve al lettore, per coglierne il senso e il messaggio. Serve allo scrittore, per selezionare i materiali, filtrare le idee, costruire la struttura del testo, scegliere le parole giuste e persino i segni di interpunzione più espressivi. A volte l’idea guida aiuta a cominciare un capoverso, altre volte è cominciare a scrivere quel capoverso che aiuta a individuare l’idea. È lo yin e lo yang del processo della scrittura.
Stendere la prima bozza
Non è mai facile capire quando è arrivato il momento di sedersi finalmente alla tastiera per cominciare. C’è sempre una resistenza, una tendenza a procrastinare. Ma le parole cominceranno a scorrere più facilmente se si è lavorato bene prima. Il poeta W. H. Auden diceva che ogni poesia è un “congegno verbale” con una persona, un’intelligenza nascosta dentro.
Scrivere significa costruire un’architettura di senso decidendo cosa viene prima e cosa dopo. Ogni parte del testo riesce a sprigionare la sua forza se è al posto giusto all’interno di una struttura coerente ed efficace.
Verificare l’andamento del lavoro
Mentre scriviamo ci facciamo mille domande, e le facciamo anche a chi ci segue. L’editor se si tratta di un libro, il docente se scriviamo una tesi. Cerchiamo di darci risposte positive: “Ho scritto dieci pagine prima di pranzo”, oppure “Stamattina ho scritto una sola frase. Veramente magnifica.”
Migliorare
Arrivare alla fine del testo può essere talmente faticoso da far cadere nell’illusione che sia finita lì. Invece bisogna conservare tempo ed energia per la revisione: rifinire, limare, togliere, aggiungere finché il testo risponde ai suoi obiettivi o a quanto lo scrittore aveva in mente. Come il maratoneta per lo sprint finale.