Tra i miei tanti proponimenti per il nuovo anno c’è quello di leggere di più di quanto sia riuscita a fare nel 2011.
Nella seconda metà dell’anno, soprattutto, non ho fatto altro che “buttare fuori” parole, scrivendo o parlando.
È arrivato il momento di “rimettere dentro”. Ho accumulato libri e giornali che non sono riuscita nemmeno ad aprire e che hanno costruito tante torri sempre più alte sulla mia scrivania.
Nella mia attività di piacevole smaltimento dell’inserto Domenica del Sole 24 Ore sto ritagliando e conservando solo quello che mi interessa.
Uno dei ritagli è un articolo a firma di Giorgio Lucini, della famiglia di tipografi che ha lavorato con Bruno Munari dagli anni Trenta in poi.
In Munari bentrovato, Lucini racconta un episodio in cui c’è tutto Munari e che può insegnare molto anche a chi scrive:
Io, Giorgio, il terzo, alle prime armi in tipografia venni mandato da mio padre nello studio di Munari per un nuovo lavoro. Andai un po’ timoroso e lui con semplicità mi spiegò che dovevo inserire in una griglia ventiquattro suoi disegni e riempire tutto il foglio. Così feci e ritornai da lui con una bozza 42×42 interamente coperta dagli schizzi incollati che riempivano tutte le caselle. Lui guardò attentamente, mi disse “bene” e poi di colpo ne staccò uno dall’impaginato, appallottolandolo e buttandolo nel cestino. Era rimasto un buco bianco. Vedi, mi disse, prima abbiamo fatto la regola e ora l’ho rotta. La regola è monotonia, il romperla crea tensione visiva.
Su Bruno Munari, puoi leggere anche questi post:
I mille occhi del bambino Bruno
Postilla al post su Munari
Accipicchia, che magnifici tipografi/editori questi Lucini. Grazie Luisa per la rivelazione 🙂
Accidenti che terribile blocco di testo l’articolo sul sole24ore online!
Monica
Rompere le regole spesso signfica creare non solo distruggere,
Però bisogna saperlo fare! 🙂
bello questo piccolo spicchio di vita del grande Munari…