Qualche post fa citavo le black list e le parole proibite di Internazionale. Dobbiamo esserci incuriositi in tanti se la giornalista del settimanale Giulia Zoli ci torna su questa settimana. La lista ufficiale non esiste, in compenso si svela qualcosa in più:
… le parole proibite non sono tutte uguali. Alcune le evitiamo per il loro contenuto semantico: “giustiziare” lascia intendere che eseguire una condanna a morte equivale a fare giustizia, e questo non ci piace. Altre sono bandite per motivi stilistici: su Internazionale non leggerete mai che Berlusconi è un “magnate de media”, perché “magnate” è una parola antiquata e “media” è una parola straniera, che per di più si scrive come una parola italiana. Inoltre “magnate” e “media” fanno coppia fissa in una locuzione oscura e abusata. Anche privilegiare le parole brevi rispetto a quelle lunghe è una scelta stilistica, o usare una parola invece di due quando si può. Poi ci sono le nostre issazioni, pure idiosincrasie “cominciare” e non “iniziare”, “diventare” e non “divenire”, “aumentare” e non “accrescere”. Parole un tempo proibite sono state riammesse (mai “sdoganate”, per carità), come “gente” invece di “persone”. Altre fanno capolino quando proprio non se ne può fare a meno, come “iniziare” a pagina 81 dello scorso numero, per evitare una ripetizione.
Anche io ho la black list ufficiale e le idiosincrasie. Di una mi sono accorta improvvisamente ieri, durante una riunione con un cliente.
“Luisa, nel tuo progetto hai scritto che avresti analizzato i tratti caratteristici della nostra organizzazione…”.
Sono saltata su e ho esclamato: “No, questa cosa non posso averla scritta.”
“E perché?”
“Perché io tratti caratteristici non lo scriverei mai!” Ho affermato ridendo.
È vero, ma perché poi? mi sono chiesta mentre me ne tornavo in motorino. Perché è un’espressione logora, perché i tratti sono già caratteristici o le caratteristiche includono i tratti, perché caratteristici è una parola troppo lunga, perché sei pesanti T su venti lettere sono davvero troppe.
Però..
quante virgolette in quell’ articolo,la lettura non scorre bene. Non si potevano evitare in qualche modo?
In fondo era esplicito l’ argomento dell’ articolo e i termini a cui si faceva riferimento erano facilmente individuabili.
Approvo le tue considerazioni Luisa. Vorrei solo segnalare che “media” non è una parola “straniera” come citato nell’articolo ma un termine latino, neutro plurale di “medium”… a meno che non vogliamo considerare i latini stranieri e aderire alla tendenza abusata di inglesizzare tutto, anche termini che appartengono al nostro ambito culturale di riferimento. Insomma, io mi informo sui “Media” e non sui “Midia”…
Stavo per scrivere le stesse cose di Francesca che mi ha preceduto.
Anche io correggo le persone che dicono mIdia.
“media” è una parola latina. non straniera!!!!!!
Io credo che media sia una parola straniera di origine latina. Come altre ha avuto un “passaggio” nei linguaggio tecnico-scientifico del mondo anglosassone e pertanto ha preso un po’ quella pronuncia che hanno tanti italiani che sono stati all’ estero per molti anni. Pertanto la pronuncia midia non mi scandalizza per niente.