Ieri nel suo blog Visual Communication Elena Veronesi ci ricorda quanto siano importanti in un sito web le prime parole, che hanno il compito è di agganciare la nostra attenzione. Le ricerche di Jakob Nielsen confermano che non dovremmo mai “sprecare” l’incipit con premesse, lungaggini, ovvietà e banalità.
Questo però è vero anche sulla carta, dove siamo meno inclini alle innovazioni. Stiamo diventando lettori un po’ diversi, e la nostra attitudine all’esplorazione veloce prima di dedicarci alla lettura vera e propria ce la portiamo dietro ovunque andiamo.
Nei testi professionali su carta, per esempio, dopo un buon oggetto e un buon titolo si può tranquillamente andare dritti al punto, senza sentirsi in dovere di ripeterli pedantemente all’inizio in forma discorsiva. Se in rete titolo e testo tendono a separarsi e a viaggiare da soli, sulla carta sono contigui e costituiscono un tutto unico.
L’oggetto è lì per proprio per dirci subito di cosa si parla, che senso hanno le burocratiche frasi “con riferimento/riguardo al tema in oggetto”? A cosa mai si riferirà una lettera se non al tema annunciato? Altre volte l’oggetto è un titoletto all’interno di un documento o di un’email piuttosto lunghi. I titoletti li inseriamo proprio per creare varietà visiva, attirare l’attenzione del lettore, creare più punti di ingresso al testo. Meglio farlo entrare subito, senza tante cerimonie. Sotto il titoletto “Prospettive di espansione in India” inutile cominciare con “Per quanto riguarda le opportunità di espansione in India”. Meglio: “Il tasso di crescita dell’economia del subcontinente cresce del 7,5% l’anno…”
Se ci puntiamo l’attenzione in un breve post come questo la cosa sembra ovvia. Nei ritmi incalzanti del lavoro e annegati in mari di parole non sempre ci accorgiamo di queste piccole e inutili ridondanze.