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risali negli anni

28 Ottobre 2011

I testi brevi che ci mettono in riga

Il settimanale Internazionale da alcuni numeri ha una nuova rubrica: Le correzioni. La cura Giulia Zoli, che nella sua colonnina prende spunto da inesattezze ed errori segnalati dai lettori per interessanti osservazioni sul linguaggio e la comunicazione. Questa settimana si occupa della “disciplina della brevità”:

“Non c’è bisogno che tutti gli articoli siano di 1.800 parole. Abbiamo già molti articoli lunghi. A volte quello che manca è un po’ di disciplina. Per esempio un concetto viene ripetuto troppe volte o ci sono tre virgolettati per dire la stessa cosa”. Il 19 ottobre Jill Abramson, la nuova direttrice del New York Times, ha risposto così a un giornalista che le chiedeva cosa vorrebbe cambiare nel suo giornale. Prima di lei Michael Kinsley, il fondatore di Slate, aveva preso spunto dagli articoli del New York Times per denunciare, sull’Atlantic, la verbosità del giornalismo tradizionale (1.800 parole corrispondono a tre pagine di Internazionale). Secondo Kinsley la lunghezza è “uno dei motivi per cui le persone abbandonano i giornali per internet: l’informazione online va dritta al punto”. E Abramson, che ha passato l’ultimo anno nella redazione online del New York Times, vuole conquistare lettori online. Internet offre molte occasioni per esercitarsi ad andare “dritti al punto”. Il 14 ottobre il direttore del New York Times Magazine, Hugo Lindgren, ha chiesto ai suoi giornalisti di riassumere i loro articoli in un tweet. Matt Bai aveva scritto 7.300 parole sulla strategia dei repubblicani in vista delle elezioni: “Partito repubblicano. Tea party. #Matrimonio riparatore”.

Non penso che siamo tutti così affamati di testi brevi e che disertiamo la carta per questo, ma sono molto d’accordo sul valore della brevità come disciplina, anche per imparare a scrivere, titolare e sottotitolare meglio i testi lunghi. 

A volte la disciplina porta a testi veramente brillanti, come i tweet del direttore del Corriere della Sera, che riesce quasi sempre a unire informazione e opinione in 140 limpide battute.
O come gli haiku in cui i top blogger economici statunitensi hanno condensato la loro visione della crisi globale. Alcuni, pubblicati dal sito dell’Economist, sono notevoli:

Employment down, output up
Doing more with less
Until everything is done by no one.

jobs and Jobs are gone
need more Jobs to get more jobs
innovate to grow.Jobs are needed now
Austerity ill-timed
Action is required.The goal is simple
Get Americans to say
“I, Entrepreneur”.Many angry folks
watch political duck soup
less soup back to work.

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0 risposte a “I testi brevi che ci mettono in riga”

  1. Sono d'accordo. La brevità è una disciplina, la strada maestra per diventare "bravi" con la b maiuscola. Spesso mi è capitato di impazzire su testi da 2.200 battute dove ogni parola non doveva essere posta a caso. Devo dire che quasi mi diverto a giocare così. Se poi per brevità intendiamo fretta e sciatteria, allora no, la disdegno.
    Come farei senza il suo blog?
    Marina Bisogno

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