Ieri, dopo aver scritto di indici di leggibilità e carichi cognitivi, cercavo una citazione che in poche righe sintetizzasse tutto questo. L’ho trovata in un libro cui mi fa sempre bene tornare, L’altrui mestiere di Primo Levi, una raccolta di articoli che scrisse per La Stampa, con la prefazione di Italo Calvino.
Articoli brevi sulla scrittura, il suo mestiere di chimico, i legami tra i due, la sua quotidianità e la sua casa. Sono così veri e così limpidi da costituire una specie di ricostituente per editor stanchi e scoraggiati. A me fanno sempre questo effetto. Ecco la pagina che mi ha rincuorata:
Non è vero che solo attraverso l’oscurità verbale si possa esprimere quell’altra oscurità di cui siamo figli, e che giace nel nostro profondo. Non è vero che il disordine sia necessario per dipingere il disordine; non è vero che il caos della pagina scritta sia il miglior simbolo del caos ultimo cui siamo votati: crederlo è vizio tipico del nostro secolo insicuro. Finché viviamo, e qualunque sia la sorte che ci è toccata o che ci siamo scelta, è indubbio che saremo tanto più utili (e graditi) agli altri ed a noi stessi, e tanto più a lungo verremo ricordati, quanto migliore sarà la qualità della nostra comunicazione. Chi non sa comunicare, o comunica male, in un codice che è solo suo o di pochi, è infelice, e spande infelicità intorno a sé. Se comunica male deliberatamente, è un malvagio, o almeno una persona scortese, perché obbliga i suoi fruitori alla fatica, all’angoscia o alla noia.
Si parla sempre dello scrivere chiaro e con ordine come di un dovere verso gli altri, ma aiuta prima di tutto se stessi a essere più felici e a superare momenti difficili. Le righe di Primo Levi mi hanno ricordato quanto ha scritto ieri Umberto Veronesi in L’Italia che non pensa, un bellissimo articolo su Repubblica in cui ci invita a prendere più confidenza con la nostra mente, anche attraverso la scrittura.
Cara Luisa, ancora una volta ti devo ringraziare per avermi fatto scoprire un nuovo libro interessante. L'unico problema è che la mia lista dei desideri libracei è diventata infinita! Non mi basta una vita per leggere tutto 🙂
Cara luisa, come ha ragione Levi! se usassimo solo qualcuna delle sue riflessioni nella nostra comunicazione, il mondo girerebbe meglio; il suo testo insieme alle tue indicazioni le dovremmo passare ai nostri politici, veri campioni della parola detta, ad arte, per confondere, meglio, per turlupinare gli ignari elettori. salluti marina
[…] La chiarezza e la felicità […]