Con Walter Bonatti perdo uno dei miti della mia infanzia. A me, bambina degli anni sessanta, il fascino della scrittura era tutto in due personaggi lontanissimi.
Una era l’eroina di Piccole Donne, romanzo che avrò letto centinaia di volte solo per calarmi nei panni della bruttina ma intellettuale Jo, e con lei aumentare il gusto della lettura addentando una mela, chiudermi a scrivere in una mansarda e poi affrontare con coraggio un mercato editoriale difficile.
L’altro era lui, Walter, che ogni settimana dalle pagine di Epoca mi portava in giro per il mondo, dall’Alaska alla Patagonia, al Tibet.
I suoi articoli sono tra i primi testi lunghi che abbia mai letto, una cosa molto gratificante per una bambina di sei o sette anni. Nelle sue foto, mille volte più affascinanti di quelle tristanzuole del sussidiario, appariva sempre solo. Lo immaginavo alla sera nella tenda, a scrivere sul suo taccuino parole che aspettavo ogni settimana. Un vero eroe romantico: semplice, bravo e coraggioso. E bellissimo.
Questo blog ha un sapore davvero speciale…Confesso di seguirlo sempre con tanto interesse e con l'umiltà di un bambino il primo giorno di scuola…Complimenti! Avrei tanti dubbi da chiarire, non sull'articolo così bello e nostalgico che mi ha riportato anche qualcosa di mio, ma sul problema scrittura. La mia tastiera modernissima, è sprovvista ( almeno secondo me ) di alcuni caratteri.Potrebbe essere?
Anche x me ha un sapore speciale perché le idee sono vere e la lettura è vivace. In più avendo già 44 anni mi porta indietro nel tempo e questo è a volte piacevole.
Si trova qualcuno di questi articoli in rete?
[…] sapere della morte di Pietro Mennea è molto simile a quello che provai due anni fa quando morì Walter Bonatti. Due uomini che come pochi altri sono stati per me esempi di coraggio, spirito di sacrificio, […]