Nella mia estate scribacchina ho passato almeno una mezza giornata a riflettere se fosse meglio definire “stile” o “voce” il tratto inconfondibile che si sprigiona da un testo e che ci fa riconoscere l’autore e affezionarci a lui.
Ieri ho trovato una bella risposta in un articolo che la giornalista messicana Alma Guillermoprieto ha scritto per Internazionale:
In quella che a volte chiamiamo cronaca e altre volte narrativa non-fiction abbiamo molte possibilità di fare sentire la nostra presenza: attraverso l’ironia, la scelta degli aggettivi e degli avverbi, l’umorismo, la cosiddetta voce dell’autore, cioè il modo personale in cui raccontiamo quello che i nostri occhi vedono. Un lettore legge una cronaca perché gli interessa l’argomento. Ma se rimarrà insieme a noi fino alla fine sarà perché si è innamorato della voce che racconta la storia. Sta tutto qui, nella voce. Alcuni la chiamano stile, ma secondo me è molto meglio chiamarla voce. La parola stile mi da l’idea di qualcosa di sovrapposto, di acquisito, come un cappotto molto costoso. La nostra voce rilette invece ciò che siamo e i nostri sentimenti.
credo sia più giusto chiamarla voce. Ovviamente non è la voce che abbiamo quando parliamo, perché NON scriviamo nello stesso modo in cui parliamo. Ma così come la nostra voce udibile ha determinate caratteristiche che la identificano (timbro, altezza, velocità, intercalari, silenzi ecc.), allo stesso modo il nostro modo di scrivere si traduce ALLA LETTURA in una vera e propria voce.
Quando leggo un testo, "sento" nella testa qualcosa: una velocità, innanzitutto; un ritmo, coi silenzi e le pause, l'enfasi di certa punteggiatura; un colore, un'atmosfera, creati dalla scelta del registro e dalla sintassi, e così via.
Naturalmente non "sento" con le orecchie, ma è come se l'area cerebrale interessata dall' "ascolto" alla lettura sia la medesima che si attiva quando ascolto qualcosa di udibile concretamente.
Valeria
Valeria,
non potevi scriverne meglio.
Molto meglio della famosa giornalista su Internazionale 🙂
Grazie.
Luisa
salve Luisa
il suo post mi ha riportato ad un altro post letto qualche tempo fa
We are writers, musicians, designers, programmers, parents, builders of anything. But we are not truly expressing ourselves, and speaking the truth, until we’ve found our voice: the tone, style, tenor, pitch, personality we use to express ourselves.
Our voice is our essence, writ plain for the world to see. (Leo Babauta)
da cui avevo dedotto che lo stile fosse un elemento della voce. Che ne pensa?
Nidia