In questi giorni di fibrillazione per tanti studenti il sito della Treccani sta pubblicando alcuni ottimi aiuti per affrontare la prova di italiano all’esame di maturità. Tra questi, una pagina di Dario Corno che fa bene a tutti, anche a chi si è lasciato alle spalle l’incubo del tema da tanti anni. Già, l’incubo del tema. Ai miei tempi c’era solo quello, il tema, e l’incubo in realtà riguardava principalmente una cosa: “Riuscirò a scrivere abbastanza?”
Quanti guai ci ha provocato quella parola, “abbastanza”! E giù con le premesse lunghissime, la ricerca spasmodica delle parole lunghe, le infinite ovvietà… tutte cose che hanno continuato a infestare a lungo la nostra scrittura di lavoro e ha contagiato anche le generazioni seguenti, convinte che quello fosse il modo giusto per scrivere in azienda, in banca, in un’amministrazione. Il contagio era ed è tuttora immediato.
Oggi sono convinta che la prova migliore, anche per la vita e anche per il lavoro, sia quella apparentemente più lontana: l’analisi del testo.
Può essere Dante, Leopardi, Pirandello o Pascoli, non importa. Quello che importa è sviluppare la capacità di guardare dentro al testo, di capirne i meccanismi, di smontarli qualche volta, di giocarci persino, di gustarli, per poi gustare il piacere di raccontarli a qualcun altro.
[…] L’analisi del testo è una delle prove di italiano agli esami di maturità. Una prova difficile, che non molti scelgono, ma una delle più importanti per entrare in relazione profonda con il testo, qualsiasi testo. E molto più utile per tutta la vita, e persino per il lavoro, del tema di attualità o dell’articolo di giornale. Una delle chiavi per quella scrittura “senza timori” ma piena di gusto e curiosità che Seth Godin considera essenziale per la nuova scuola di cui abbiamo urgentemente bisogno, capace di educare all’apprendimento e al sogno invece che all’accumulazione di competenze e alla memorizzazione di informazioni. Oggi il Sole 24 Ore dedica l’intero inserto domenicale al suo Manifesto per la cultura “come materia prima” e si compiace della schiera di gente famosa che vi ha già aderito. Pur amando molto il Sole, non ho potuto reprimere un po’ di fastidio per un’iniziativa che male non fa, ma che come tante non supererà i confini della cerchia di lettori forti e della piccola percentuale di intellettuali del nostro paese. Seth Godin, con il suo pragmatismo statunitense, conclude il suo, di manifesto, con questo invito: “Il modo più produttivo di lamentarsi è di mettersi a fare cose concrete.” Allora, non sarebbe bello (e infinitamente semplice) se il nostro Ministero dell’Istruzione commissionasse al professor Roberto Vecchioni 10 analisi del testo, da Dante ad Attilio Bertolucci (e perché no? anche a Fabrizio de André) e le postasse sul suo sito, a disposizione di tutti, per farci imparare, appassionare alla scrittura e alla lettura, e anche sognare? Share this:TwitterFacebookLike this:LikeBe the first to like this post. […]