Martedì scorso l’ABI (Associazione Bancaria Italiana) e il CeSPI (Centro Studi Politiche Internazionali) hanno presentato una ricerca sulla “cittadinanza economica” dei migranti e Benvenuto in banca, una brochure in sei lingue per illustrare agli stranieri che vivono e lavorano in Italia i servizi bancari più adatti a loro (scaricabile dal sito dell’ABI).
La ricerca conferma il buon livello di scolarizzazione dei migranti, simile a quello degli italiani, e la loro vivacità imprenditoriale, e fornisce parecchi dati che non mi aspettavo. Per esempio, che su tre nuovi imprenditori uno è donna o che su quattro lavoratori stranieri regolari in Italia uno ha la casa di proprietà.
Tutte persone che chiedono un mutuo, o un finanziamento per avviare un’impresa, far studiare i figli, acquistare macchinari. Una bella fetta di nuova clientela cui le banche dedicano molta attenzione, anche comunicativa.
Negli ultimi anni mi è capitato più di una volta di scrivere testi che dovessero dare indicazioni utili a cittadini stranieri, o anche a loro. E una delle cose su cui mi sono trovata a riflettere di più è la quantità di parole che per noi sono scontate mentre non lo sono per uno straniero, anche altamente scolarizzato. Sono le parole “degli uffici”, che noi abbiamo imparato negli anni nei nostri rapporti con la burocrazia ma che raramente usiamo parlando. A chi nel suo paese di origine ha conseguito una laurea ma l’italiano l’ha imparato parlando e lavorando, queste parole possono spesso suonare misteriose. Per esempio:
domicilio abitazione, casa ausilio aiuto esibire mostrare recarsi andare costituire, rappresentare essere fruire utilizzare, usare pervenire arrivare detenere avere sostenere le spese spendere ricorrere a richiedere prevedere offrire ad hoc fatto apposta per tale questo, questa indipendentemente da anche senza purché solo se
È verissimo che si possono capire dal contesto, ma perché non semplificare per “ottenere l’effetto di un risparmio di energie intellettive”, come ci invita a fare la professoressa Mortara Garavelli? Energie necessarie quando si entra in banca o in un ufficio pubblico, da dedicare ai servizi, non al modo in cui sono illustrati.