Quando parliamo di come cambia il linguaggio online tendiamo a vedere solo le k dei bimbominkia, la passione folle per i puntini di sospensione nei blog personali e le abbreviazioni esasperate tipiche di chat e SMS. Il vero cambiamento da temere però per me è l’involuzione del linguaggio usato in azienda e nei software, un linguaggio parallelo, talmente lontano dall’italiano corrente (per non dire corretto) da poter essere considerato quasi un dialetto, anzi, un pidgin.
Riflettere sulla qualità del linguaggio che usiamo per interagire con un software non è un vezzo stilistico, ma una preoccupazione concreta per evitare una vera e propria Babele in cui il significato delle parole che usiamo varia a seconda del software a cui siamo abituati, ciallengiandoci molto.
Sono solo due (p)assaggi da Parla come chatti, intervento di Mafe de Baggis su Punto Informatico di ieri. Da leggere tutto, perché ci ricorda quali insidie alla nostra lingua arrivino striciando dal “linguaggio parallelo” dei software.ssico