Ho deciso. Di libri con la parola “content” nel titolo o nel sottotitolo non ne comprerò più per un bel pezzo.
Sono reduce dalla lettura di Clout, the arte and science of influential web content con la sensazione di non aver letto nulla o cose che avevo già letto mille volte, anche senza essere un’esperta di architettura dell’informazione o di content strategy. Il libro ricalca molto il tanto decantato Content Strategy for the web di Kristina Halvorson, che comunque non era un granché. Molto meglio Content Rules di Ann Handley e C. Chapman, che offre consigli concreti e punti di vista utili e soprattutto molti più casi ed esempi.
Queste signore prestano la loro opera di consulenza ad aziende grandi e importanti – e lo faranno benissimo –, ma sono ormai inserite a pieno titolo nel filone “libri scritti con la mano sinistra”, particolarmente fiorente negli Stati Uniti, le cui caratteristiche sono:
- un tono stucchevolmente “conversational”, che sul web regge ma in un libro non si regge
- il trionfo delle ridondanze, tra intro, testo e summary, uno scaglionamento di cui si giovano i libri lunghi e molto discorsivi; nei libri tutti frasette minimali ed elenchi puntati è solo una furbata
- l’andazzo powerpoint, appunto, per cui invece di un libro ti sembra di sfogliare Slideshare
- il rimandare continuamente ad altro, non solo nelle note ma anche nel corpo del testo, cosa che funziona in rete dove puoi cliccare ma non sulla carta
- la prevalenza della teoria e la povertà degli esempi, magari tanti ma tratti tutti invariabilmente solo da due o tre siti (tra i quali, ci puoi scommettere, c’è sempre Zappos)
- la grafica minimalista, raffinata (copertine e tabelle bellissime!) e… ingannatrice.
E ti chiedi perché allora queste paladine del web content e dei social media ritengano così importante fissare sulla carta e così pomposamente queste poche cose stiracchiate, più di buon senso che originali.
Il mio non affollatissimo aggregatore mi propone ogni giorno cose infinitamente migliori e più approfondite, a cominciare da quelle di casa nostra, come i video e i paper dell’ultimo IA Summmit.
….io ho appena acquistato anche ' The elements of content strategy' _ erin kissane ….sembra leggermente più 'operativo'. Laura
… allora facci sapere com'è quando lo hai letto.
Luisa
Una volta ho acquistato un libro il cui unico argomento era la compilazione del cv. Bene, non un esempio pratico ma solo pagine e pagine e pagine di elenchi puntati e numerati sul cosa e cosa non scrivere (certo, non occorre comprare un libro per capire che, se ti piace tirare tardi in discoteca, è meglio non scriverlo sul curriculum!). Per quanto riguarda la lettera di presentazione anche lì una sequela di: all'inizio vi dovete presentare, poi bla bla bla…, insomma una serie di ovvietà teoriche senza esempi, che sono poi le cose veramente utili per la stesura di un buon cv con lettera accompagnatoria. A quel punto meglio cercare in rete, si trovano certamente più informazioni.
Non sono un'esperta di scrittura, per questo motivo commento poco i post del Mestiere di Scrivere ma quando decido di scrivere qualcosa è anche e soprattutto l'occasione per ringraziarti, Luisa, di tutte le preziose informazioni, pareri e competenze che elargisci con grande generosità.
Grazie davvero e un cordiale saluto
Anna B.
🙁 dici che ho sbagliato a chiamare il mio blog mai content? 😉
E lo stesso discorso si può fare per la miriade di blog ed esperti in service design, design thinking, social media, lean movement, etc
Io ci casco sempre.. con questo post forse mi risparmi la seccatura 🙂