Sul Sole 24 Ore di oggi il senatore del PD Luigi Zanda invoca per le leggi la nitidezza del linguaggio come un diritto del cittadini: Le leggi? Scriviamole in italiano. Occhiello: La nitidezza del linguaggio è la prima riforma, tra l'altro a costo zero.
Lo spunto è l'illeggibilità del decreto sviluppo e Zanda cita Tullio De Mauro secondo il quale "la chiarezza della lingua del legislatore è, al tempo stesso, l'indicatore e il presupposto dello sviluppo di un paese." Senza chiarezza non c'è sviluppo.
Difficile, ovviamente, non essere d'accordo. Solo che De Mauro queste cose le dice e le scrive da decenni. Se i politici, anche quelli di sinistra come Zanda, gli avessero dato ascolto, avremmo da tempo non solo testi legislativi più limpidi ma anche una scuola migliore e uffici pubblici che si fanno capire.
E poi la riforma non è a costo zero: per scrivere leggi limpide ci vogliono impegno, attenzione, tempo e formazione. Perché scrivere semplice è, appunto, terribilmente impegnativo.
scegli cosa leggere tra oltre 1.600 post
scegli per tema
brand
creatività
ferri del mestiere
forme e colori
le lingue degli altri
libri
lingua italiana
maestri
miscellanea
on the road
pubblicità
siti belli e cose utili
versi diversi
web writing
writers life
segui il filo di un tag
Abby Covert
Accademia della Crusca
aggettivi
Albrecht Dürer
Alphonse Mucha
Amedeo Modigliani
Amos Oz
analfabetismo
Andrea Vitullo
Andy Wharol
Anna Proclemer
Annamaria Testa
appunti
architettura dell'informazione
ascolto
avverbi
aziendalese
bambini
Banksy
Barack Obama
Beppe Severgnini
Bice Mortara Garavelli
black list
blog
Bruno Munari
burocratese
Caravaggio
Carmen Consoli
carta vs schermo
chiarezza
citazioni
cluetrain
comunicato stampa
comunicazione
comunicazione della scienza
comunicazione politica
consapevolezza
conversevolezza
copywriting
Correggio
creatività
customer care
Dacia Maraini
Dan Pink
Dan Roam
Daniel Kahneman
David Weinberger
design thinking
diario
Diego Velázquez
disconnessione
dizionari
dizionario analogico
don milani
dueparole
ebook
Economist
Edgard Degas
editing
editoria
Edward Tufte
Elias Canetti
email
Ernest Hemingway
eye tracking
Fabrizio De Andrè
facebook
Federico Badaloni
Filippo De Pisis
fonosimbolismo
Fosco Maraini
fotografia
freelance
Garr Reynolds
genere femminile
George Orwell
Georges Simenon
Gerry McGovern
Giacomo Leopardi
Giacomo Mason
Giancarlo Livraghi
Gianni Berengo Gardin
Gianni Rodari
Gianrico Carofiglio
Giò Ponti
Giorgio De Chirico
Giorgione
giornalismo
Giotto
Giovanna Cosenza
Giovanni Bellini
Giovanni Boldini
Giovanni Fattori
Giovanni Lussu
Giuseppe Antonelli
Giuseppe De Nittis
Giuseppe Pontiggia
grammatica
guerrilla marketing
guide di stile
Guy Kawasaki
haiku
Heath Brothers
Henri Matisse
incipit
india
infografica
inglese
innovazione
intelligenza artificiale
intervista
intranet
Isabel Allende
ispirazioni
Italo Calvino
Jack Kerouac
Jakob Nielsen
James Hillman
Jhumpa Lahiri
John Maeda
Jonathan Franzen
Jovanotti
leggibilità
Leonard Cohen
lessico
lettura
link
liste
longform
Luca De Biase
Luca Serianni
Luca Sofri
Luigi Pintor
maiuscole
manuali
mappe mentali
Marc Chagall
Marcela Serrano
maria emanuela piemontese
Maria Lai
Mario Calabresi
Mario Garcia
marketing
marketing del turismo
Martin Lindstrom
Martin Luther King
Maryanne Wolf
Massimo Birattari
Massimo Mantellini
meditazione
Melania Mazzucco
metafora
microcontenuti
Milena Agus
mobile
momenti
Monica Dengo
mostre
musei
naming
Nancy Duarte
Natalia Ginzburg
Neil MacGregor
netiquette
neuromarketing
Nicoletta Cinotti
numeri
Orhan Pamuk
Pablo Picasso
pagina bianca
Paolo Iabichino
paragrafo
passivo
Patrizia Cavalli
Paul Auster
Paul Gauguin
Paul Klee
piramide rovesciata
podcast
poesia
powerpoint
precisione
preposizioni
presentazioni
Primo Levi
pronomi
public speaking
punteggiatura
retorica
revisione
Riccardo Falcinelli
ricordi
ripetizione
ritmo
Roberto Cotroneo
Roy Bradbury
Roy Peter Clark
Ryszard Kapuscinski
sanscrito
scala dell'astrazione
scienze della comunicazione
scrivere a mano
scuola
semplificazione
Seo
Sergio Maistrello
Seth Godin
silenzio
sintassi
sintesi
sketching
social media
spazio bianco
speech writing
Stefano Bartezzaghi
Stephen King
Steve Jobs
Steven Krug
Steven Pinker
stile
storie
storytelling
tagline
technical writing
TED
tedesco
terremoto
Tim Berners-Lee
tips
titoli
Tiziano Terzani
Tiziano Vecellio
tono di voce
traduzione
Tullio De Mauro
typography
Umberto Eco
università
usabilità
verbi
visual design
vocabolario di base
Wassily Kandinsky
web writing
yoga
risali negli anni
22 Maggio 2011
I quotidiani non danno una mano a non fare chiarezza.
I quotidiani non danno una mano a non fare chiarezza.
io credo che ci sia anche una buona parte di malafede nello scrivere leggi in legalese criptico. quello di mantenere una casta, che usa un suo codice specifico, quello di fare leggi "interpretabili" per cui basta una virgola per cui a seconda di come interessa cambia il senso.
Lo stesso linguaggio dei requisiti referendari è nebuloso, immagino "ostico" per gli anziani. Probabile retaggio dell'epoca pre-unitaria, che ritrovo fin dallo Statuto albertino. Mi chiedo se gli intellettuali (dx o sx) possono davvero far qualcosa. Grazie.
Concordo.
Malgrado le buone intenzioni della P.A. , leggi, decreti e note ministeriali continuano ad essere nebulose e a tratti contraddittorie.
Ho avuto a che fare di recente con una circolare congiunta dell'Agenzia delle Entrate e del Ministero del Lavoro, la n.3/E del 14/02/2011, la quale pur essendo stata emanata il giorno di San Valentino dimostra ben poco amore sia per la chiarezza espositiva, sia per i poveri utenti/contribuenti che sulla base di quella disposizione hanno dovuto programmare azioni immediate.
Nei momenti di maggior sconforto, penso che alla fine saremo noi utenti a dover spendere impegno, attenzione, tempo e formazione per cercare di adattarci al burocratese!
La mancanza di chiarezza nelle leggi nasconde una mancanza di democrazia. Se leggere una legge, a partire da quelle che si vogliono abrogare con i referendum, per il cittadino è un'impresa impossibile, una giungla intricata di cavilli – ricordo il mio tentativo, abbandonato dopo una ventina di minuti, di comprendere le conseguenze della passata riforma della giustizia, anch'essa oggetto di referendum – allora non resta che affidarsi a partiti, giornalisti o chiunque altro ne parli in buona o cattiva fede. Siamo di frontea un politica esoterica che impone atti di fede?