La verità è che mi piace scrivere dappertutto, a patto di avere una scrivania ordinata. Quando sono a casa mi piace scrivere nel mio studio, adesso che finalmente, dopo tanti anni, ne possiedo uno. Però non riesco a scrivere di fronte a una finestra, perché mi distrae quello che c’è fuori. Devo mettermi di fronte a un muro. Una volta degli amici galiziani mi prepararono un posto bellissimo. Stavo finendo un romanzo e chiesi di andare da loro per concentrarmi e terminarlo. Mi avevano preparato una studenda scrivania che dava su una finestra da cui si vedeva l’oecano. “È bellissimo” dissi, “ma qui non posso scrivere.” Dovemmo girare la scrivania e metterla contro la parete.
Qualche giorno fa, quando Annamaria Testa ha pubblicato su Nuovo e utile un post dedicato agli spazi creativi, la passione di Luis Sepúlveda per i muri mi è tornata in mente e sono andata a cercare il suo ricordo in Raccontare resistere, il libro-intervista dello scrittore cileno con Bruno Arpaia.
Annamaria linka un articolo del Wall Street Journal che così conclude: “Ai compiti che richiedono almeno un po’ di creatività si addicono ambienti con soffitti alti, tante finestre e pareti azzurre come il cielo”. Io devo avere bisogno di soffitti altissimi e molto molto azzurri, perché mai come in questi giorni mi sono resa conto di quanto lavori bene all’aria aperta, dalla mattina alla sera.
Il mestiere di scrivere l’ho scritto tutto così, proprio come ora, con la polvere dei pollini che si accumula sulla tastiera, il verde davanti e gli uccelli che cantano intorno. Spero che la bella stagione, ormai arrivata, sia propizia ai nuovi progetti che in effetti, sotto il sole, pare stiano buttando fuori dei bei germogli.
PS Anche per noi piccoli artigiani della parola, per professione o per diletto, è importante capire in quali condizioni lavoriamo meglio. Non siamo i soli ad accampare mille scuse e ad avere fisime e riti propiziatori: Scrivere è un tic di Francesco Piccolo, appena ripubblicato da Minimum Fax, ci racconta quelli di un buon numero di grandi scrittori. Un libro molto carino, come quello di Sepúlveda-Arpaia.
io cerco sempre di capire dove la mia creatività riesce ad esprimersi meglio… per ora pare che camera mia la soffochi un po'. Grandi risultati invece in giardino sul tavolo di plastica. Sono costantemente a caccia di nuovi posti in cui andare a scrivere con il mio portatile
Buffo. Proprio ieri ho postato una fotografia dello sdraio su cu ho scritto l'ultimo libro: ma non sempre mi è andata così bene. Alla fine talvolta persino il treno finisce per essere un buon posto…
Ciao
db
Ciao cara Luisa,
buona giornata.
Mi togli una curiosità?
Io ho provato a scrivere in giardino (anche se tendo a distrarmi molto) ma
il vero problema per me sono i riflessi della luce sullo schermo?
A te non danno fastidio?
Un abbraccio
tua Mariella
io adoro lavorare di notte, sfortunatamente i clienti però mi chiamano di giorno.
Per esiste un luogo mentale più che un luogo fisico. talvolta é difficile raggiungerlo a prescindere dal posto in cui si sta.
Non sono uno scrittore professionista, mi diletto e trovo questo blog molto utile per me.
Mi piace questo post. Per scrivere occorre un posto tranquillo che ti permette di dare voce ai tuoi pensieri. L'ispirazione ha bisogno di essere coccolata e di fruire libera. Io ho un posto magico dove rigenerarmi. Non sempre posso andarci perchè è un bosco in riva al fiume con un vecchio mulino. Ma se potessi scirverei molte cose li.
Grazie e a presto