Un po’ perché in tutti questi giorni ho avuto sempre il Giappone nella mente e nel cuore e un po’ perché ho parecchi impegni di presentazioni davanti, stamattina mi sono decisa a leggere The Naked Presenter di Garr Reynolds, un libro scritto in Giappone e che alla cultura giapponese si ispira.
L’ho letto al volo, e ben poco mi è rimasto. Il terzo libro non è assolutamente all’altezza dei primi due, Presentation Zen e Presentation Zen Design. Le belle immagini e l’impaginazione elegante questa volta evidenziano il vuoto di contenuti: tante cose già dette e già dette molto meglio, assenza totale di esempi, uno spirito orientaleggiante molto cheap, basso livello degli interventi esterni.
Non è che io sia per i libri pratici, da cui devo necessariamente ricavare qualcosa di concreto e spendibile subito, anzi. Con Resonate, il libro più recente di Nancy Duarte sulle presentazioni, di pratico non ci fai proprio nulla, ma è un capolavoro, che fa bene allo spirito, ti motiva, ti fa vedere quello che fai e che fanno gli altri in modo diverso da un minuto dopo che hai finito di leggere. Ma è un libro studiatissimo, documentatissimo e curatissimo.
Sono io che sono diventata troppo esigente con i libri? Forse sì e mi piacerebbe sapere cosa ne pensano i lettori di questo blog.
Ora che leggo tanti testi corti e frammentati in rete – anche frammenti magnifici e geniali, naturalmente! – a un libro chiedo di più: un’idea e una struttura forte, contenuti dettagliati e profondi, un’impronta e una voce autoriali inconfondibili. Non è detto che il libro debba essere lungo e corposo, ma allora la sintesi deve essere originale, la prospettiva nuova.
Per il giorno per giorno abbiamo i nostri post.
L’unica cosa che mi rimane dalla lettura odierna è di ricordarmi che una presentazione non è (solo) una trasmissione di contenuti, ma anche la comunicazione di un’idea. Che il perché è più importante del cosa e del come.
Lo devo tenere bene a mente nel preparare la mia presentazione di 50 minuti allo Smau Business di Roma il 30 marzo mattina.
Ciao amica,
sono rientrata da una settimana dall'Etiopia, che fatica rimettersi sulle cose qui…là ti confronti con un altro emisfero della vita umana…
Hai ragione in merito ai libri che ti lasciano poco, la pratica a noi non basta…
Io leggo tutti i libri sulla comunicazione d'impresa e dintorni che vengono pubblicati ma sono così banali e ripetitivi…
L'unico sul tema che mi ha incantata e dato stimoli (tutt'ora ne rileggo alcune parti) è il libro di Federico Rampini sulla Comunicazione aziendale scritto del 1990. Ancora oggi fatico a pensare che ci sia voluto un giornalista (come Rampini però) per scrivere il libro più completo e suggestivo sul tema.
Ti abbraccio, anch'io con in mente il Giappone e le onde di Hokusai,
tua Mariella
PS Peccato non essere a Roma. Sarei venuta per la tua presentazione e per il mio legame affettivo con Smau. Sarebbe stato bello trovarvi insieme.
Anch'io ho trovato molto "superfluo" il terzo libro, e peraltro anche il secondo non mi aveva del tutto convinta. Diciamo che è più un'operazione di marketing editoriale che un nuovo contributo.
In pieno spirito zen, un libro a cui si può decisamente rinunciare (less is more)
Anche a me invece "Resonate" è piaciuto molto, forse più di "slideology".
Mariella,
aspetto i tuoi racconti etiopi 🙂
A presto.
Alessandra,
davvero non saprei quale scegliere tra Slideology e Resonate, ma siccome sono molto diversi diciamo che sono un dittico molto ma molto inspirational!
Luisa
Sono una quasi assidua visitatrice/visionatrice del tuo blog, e colgo l'occasione a rispondere alla tua indiretta domanda "cosa ne pensano i miei lettori di questo blog". Personalmente penso che un bel posticino dove potersi tenere sempre informati sui mezzi e gli strumenti di comunicazione editoriale e non. Lo trovo accogliente. Mi accomodo sulle tue parole quasi ogni giorno.
Buon lavoro per il 30 marzo.
Flavia Altomonte.