Che non esista una parola italiana per definire questo lavoro da sempre mi infastidisce, ma pare non ci sia rimedio. Forse perché così ci sentiamo più importanti, ma più probabilmente, mi dico, perché si tratta di un mestiere strano e fluido, che ne contiene in sé molti, diversi e complementari.
Ci vuole l’amore certosino per le parole – quello del redattore, che lavora di lima dentro un testo rispettandone l’autorevolezza – e insieme la passione del cercatore di libri, rabdomante che intuisce acqua viva sotto la terra.
Ci vuole, oggi più che mai, velocità per planare su una preda appetitosa – la concorrenza è aspra, lo sguardo non è nulla senza lo slancio –, e la pazienza di chi sa accompagnare lungo il cammino della scrittura l’autore, facendosi per lui specchio (quando non riesce a vedersi), sostegno (tutte le volte che dubita di sé), critico (quando ha troppe certezze), alleato sincero.
Ci vuole energia per portare un libro ai lettori, sempre più lontano. Infine, a volte, ci vuole il coraggio di dire no.
Questo è il ritratto dell’editor delineato da Giulia Ichino, editor narrativa italiana di Mondadori. Fa parte di un bel dossier di tre pagine dedicato a questa figura professionale sull’inserto Domenica del Sole 24 Ore di oggi.
L’articolo principale: Il correttore che non è automatico.
Forse un refuso per 'rabdomante'?
Grazie, ora correggo.
Però anche "randomante" non è male 😉
Luisa
nel senso che cerca “random” un filo del discorso difficile da dipanare, bel neologismo freudiano, Luisa!!!
Antonella
… anche a me piace di più ….forse si trasformerà così …. più in là
Gentilissima Luisa,
da molto frequento sito e blog e più volte ti ho ringraziata per i tuoi suggerimenti preziosissimi.
Sono qui a divincolarmi tra un testo e una psiche agitata che mi stanno creando non pochi problemi.
Ovviamente la psiche è quella dell’autrice…
Ho letto l'articolo sul lavoro dell'editor e vorrei aggiungere l'aspetto del "contatto" con lo scrittore…
Io non intervengo nella sostanza ma solo formalmente correggendo gli errori grammaticali. Certo, di fronte a periodi contorti ci metto un freno adeguato…
L’autrice in questione, però e purtroppo, sta revisionando il testo di continuo (premetto che è già in stampa, ma il grafico ha rimandato tutto alla sottoscritta): limando parole con i sinonimi; aggiungendo frasi, citazioni, esempi, penalizzando la magia che ha creato con il suo scritto.
Risultato: un lavoro in progress snervante e avvilente fino a non farmi vedere più gli errori di battitura e di grammatica (proprio ora mi ha mandato l'ennesimo SMS…).
Le mie domande sono:
come arginare uno scrittore prima che l’editor naufraghi nella nebbia?
Fino a che punto si può rincorrere la perfezione di un testo?
Ti ringrazio in anticipo per la risposta che mi darai.
Simonetta
[…] All’editor ci vuole… […]