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risali negli anni

6 Marzo 2011

Lezioni da Oscar

Purché curiosi, editor e giornalisti imparano da tutto, anche da un film.
Qualche giorno fa, Roy Peter Clark ha lanciato su Poynter.org una chat dal titolo “Cosa impariamo sulla scrittura da Il discorso del re?”
Un sacco di cose: eccone alcune:

  • un titolo brevissimo può avere una grande forza: il discorso del re è quello che Giorgio VI deve tenere per annunciare agli inglesi la dichiarazione di guerra alla Germania nazista, ma in inglese speech si riferisce anche al suo problema in generale, al suo speech impediment
  • ognuno deve trovare la sua voce: Giorgio VI non riesce a parlare speditamente perché non riesce a esprimere la sua personalità, stretto tra l’autorità del padre e quella del frivolo fratello
  • i nomi sono importanti: il terapeuta, Lionel, pone come condizione imprescindibile per avviare la cura di poter chiamare Giorgio VI con il suo nomigliolo familiare, Bertie; solo nelle ultime battute del film, dopo essere arrivati insieme alla fine del discorso, i piani si ristabiliscono e Lionel lo chiama finalmente “sua maestà”
  • a ognuno il suo medium: Giorgio era colto e intelligente, sapeva scrivere i discorsi, ma lui e la radio non erano fatti l’uno per l’altra
  • l’espressione, scritta o orale, è questione di ritmo, come la musica: nella scena finale Lionel porta re Giorgio fino alla fine del discorso come un direttore d’orchestra
  • le pause e il silenzio danno vita alle parole, e lo spazio è esso stesso una forma di punteggiatura
  • pensare di parlare o di scrivere per un’unica persona aiuta a vincere il panico, quello del pubblico o della pagina bianca
  • scrivere di quello che si conosce: David Seidler, il settantenne sceneggiatore del film, ha balbettato per tutta la sua giovinezza ed è stato questo ad attirarlo verso la storia di Giorgio VI
  • più si legge ad alta voce, più si prende dimestichezza con le parole, sia per andare avanti se si è in un momento di stallo sia per sentire se filano fluide in fase di revisione
  • ogni buona storia prende avvio da un problema o da un avvenimento improvviso, che cambia tutto e costringe il protagonista a cambiare.

Sull’inserto domenicale di Repubblica di oggi, la storia di Lionel Logue, dei suoi diari, e di come David Seidler è riuscito a metterci le mani per scrivere la sceneggiatura.

0 risposte a “Lezioni da Oscar”

  1. ho trovato la sceneggiatura di una semplicità disarmante, poi il film è bello, struggente, bei scenari; trovo molto azzeccate le tue considerazioni.
    un saluto
    Blas 

  2. parole, ritmo e musica. scelta azzeccata quella dell'allegretto della VII sinfonia di beethoven nel discorso finale. la musica è costruita con due temi,  uno melodico e struggente, l'altro caratterizzato ritmicamente. a questi si aggiunge il "tema" della voce, del parlato. l'insieme è puro contrappunto, sovrapposizioni di voci con una personalità spiccata in un insieme commovente.


    ippolita papale

  3. parole, ritmo e musica. scelta azzeccata quella dell'allegretto della VII sinfonia di beethoven nel discorso finale. la musica è costruita con due temi,  uno melodico e struggente, l'altro caratterizzato ritmicamente. a questi si aggiunge il "tema" della voce, del parlato. l'insieme è puro contrappunto, sovrapposizioni di voci con una personalità spiccata in un insieme commovente.


    ippolita papale

  4. parole, ritmo e musica. scelta azzeccata quella dell'allegretto della VII sinfonia di beethoven nel discorso finale. la musica è costruita con due temi,  uno melodico e struggente, l'altro caratterizzato ritmicamente. a questi si aggiunge il "tema" della voce, del parlato. l'insieme è puro contrappunto, sovrapposizioni di voci con una personalità spiccata in un insieme commovente.


    ippolita papale

  5. Bell'articolo di Barbella. Solo perche' in Italia si deve sempre infilare la politica dappertutto? Sei li' spensierata a leggerti un libro sul decoupage o un libro di ricette tailandesi ed ecco che qualcuno trova la maniera di malmenare il premier di turno.

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