Il Toolkit che ho segnalato nel post precedente si apre con un bel capitolo dedicato al lettore e alle sue esigenze, tema solo apparentemente scontato.
In realtà pochi scrittori, redattori ed editor riescono a sfuggire alla “maledizione della conoscenza”: conoscono il loro tema talmente bene e in profondità da non riuscire più a guardare e a leggere il testo appena scritto come se fosse la prima volta, proprio come farà il loro lettore “ignorante”.
Tornando al nostro primo capitolo, contiene un’ottima griglia che aiuta a misurare la distanza autore – lettore e a farsi le domande giuste sia in fase di progettazione che di revisione di un testo. Mi è piaciuta molto e l’ho tradotta e leggermente rivisitata per me e per voi. La trovate sul Mestiere di Scrivere: Tu e loro: mettersi nei panni dei lettori.
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31 Ottobre 2010
Grazie, Luisa. Quello che dici mi capita spesso di notarlo proprio da lettrice.
Come sempre da te preziose note.
Grazie, monica.
Grazie Luisa. Per fare un esempio: se si dovesse usare la griglia che hai tradotto come metro per giudicare un qualsiasi articolo di economia di un giornale italiano credo che tutti gli scritti risulterebbero, dalla prima all'ultima lettera, oscurati dalla "maledizone della conoscenza". Per lo più i giornalisti sembrano impegnati a scriversi tra loro e dare per scontato che chi li legge ha una laurea in economia, gli altri non interessano. Eppure, soprattutto in tempi di crisi, sarebbe così utile e "democratico" riuscire a far capire l'economia a tutti i lettori!
Tanti cari saluti e sempre complimenti per il tuo bellissimo sito.
Antonio
Ciao Luisa,
Mi rendo conto che "grazie" è pochino per tutto il materiale che metti sempre a disposizione. Ma come dici sempre anche tu: "meglio badare alla sostanza" 😀
Buona settimana
Andrea
Ciao Luisa, grazie per la segnalazione. 🙂
Mi chiedevo: si può davvero scrivere proprio per tutti?
A mio avviso anche i testi "orientati al lettore" si rivolgono ad almeno tre tipologie di lettori diversi:
1) il lettore ignorante della materia;
2) il lettore esperto della materia ma ignorante del particolare argomento;
3) il lettore esperto di entrambi che vuole conoscere un diverso punto di vista.
L'autore a volte decide consapevolmente a chi di loro rivolgersi adeguando il testo di conseguenza, a volte incosapevolmente, perché anche se non fa nessuna scelta iniziale questa avviene comunque attraverso il suo stile di scrittura.
Se l'autore scrive in modo "complicato" e molto tecnico difficilmente potrà rivolgersi a lettori diversi dal punto 3.
Sempre a mio avviso nel caso 1) la "maledizione della conoscenza è un fattore importante, nel secondo la sua importanza decresce e nel terzo la cosa finisce quasi per ribaltarsi: può capitare che se non parli da tecnico per tecnici, i lettori del punto 3 si fanno un'opinione di scarsa conoscenza e professionalità dell'autore sulla tematica trattata.
Ecco perché la mia domanda iniziale: si può davvero scrivere proprio per tutti? Non ne sono convinto.
Forse l'unico caso è quando si riesce ad esser semplici, completi e tecnici al tempo stesso; tanto di cappello a chi ci riesce. 😀
GdS
eh, spezzando una lancia a favore di quanto dice antonio…ho passato diversi anni prima di realizzare la mia impresa, nel fare le mie ricerche e, a parte che 10 anni fa il business plan non era uno strumento percepito dalla massa come qualcosa di fruibile per fare impresa quindi c'era davvero poca roba in giro perche' le conoscenze necessarie per fare il BP erano per lo piu' regole non scritte e unione di diverse parti ad uso e consumo dei professionisti del settore.
In seguito il termine BP ma anche cio' che e' nella sostanza ha cominciato a diventare qualcosa di piu' conosciuto ma ancora…le pubblicazioni presentavano un ostacolo non indifferente: quello che dice antonio. Ci voleva davvero una laurea per decifrare articoli e pubblicazioni.
in seguito trovai un sito davvero interessante presso il sito della formaper dove utilizzavano un linguaggio per comuni mortali. Ma davvero completo…
Ora davvero…si assiste al problema contrario: una semplificazione estrema della cosa…che rischia di fuorviare il lettore dalla percezione dell'importanza che il BP riveste nell'ambito della programmazione e pianificazione circa lo stat up di un impresa, per non parlare della fattibilita'.
se prima insomma un non addetto/aspirante imprenditore doveva anche prendersi una laurea in economia tra un po' adesso sembra che basti davvero poco per fare e disfare un impresa e purtroppo non e' così.
Vorrei dire qualcosa a proposito di quanto scritto da GdS:
quello che dice e' vero ma e' anche vero che esistono i cosiddetti concetti di Target e posizionamento delle informazioni. Io credo che sia davvero una cosa ardua fare collimare i bisogni della prima categoria con la terza. Mentre la seconda si incunea tra i due comprendendo caratteristiche della prima e della terza.
Quindi nella pianificazione della comunicazione io nel mio piccolo, nel caso si tratti di una serie di pubblicazioni tipo locandina o pieghevole, una differenziazione di target e di conseguenza anche di luoghi dove affiggere e mettere questi prodotti cartacei.
Per la prima categoria un informazione chiara e completa ma breve e concisa che spieghi al lettore ignorante i concetti di base della cosa ad uso e consumo. Insomma: pane al pane…parla come mangi.
Posizionamento: dove queste persone maggiormente si recano…nel caso dell'ambiente medico nelle sale di aspetto degli ambulatori…
Per l'ultima: sempre stile ovviamente conciso ma piu' tecnico e piu' completo da posizionarsi nello studio medico, insomma e' il medico che lo da al paziente….
la seconda un unione delle due…sempre concisa ma con una via di mezzo circa l'approfondimento e l'uso di termini tecnici.
Oppure un espositore con indicato appunto i diversi target…ovviamente espressi in maniera simpatica in modo da non far sembrare il lettore potenziale un asino offendendo il suo ego. per cui di sicuro offeso non ti legge.
😉
Grazie AWS,
sono molto d'accordo con te. Hai risposto anche ad Antonio e a GdS, oltre ad aver confortato me 🙂
Sì GdS, si può scrivere per farsi capire da tutti. In qualche caso non solo si può, ma si deve.
Solo che, come scrive Annamaria Testa, scrivere in modo semplice e preciso è coooomplicatissimo. Ci vogliono tenacia, pazienza e buoni strumenti. Ma si può, eccome se si può.
Luisa
Cara Luisa,
mi e' a cuore sto post perche' la tabella l'ho passata al mio migliore amico, che mi ha adottata come editor…per la sua tesi.
Per lui e' davvero una grande fatica perche' purtroppo e' abituato ad altre forme comunicative e nella scrittura non si e' mai applicato molto.
Non ti dico che cosa ha scritto nelle prime 10 righe dell'introduzione…(che abbiamo convenuto di farla alla fine)…un coacervo di termini stratecnici che, tra le altre cose, non fanno filare il discorso.
Lui dice che ha cercato di essere conciso…e che comunque si rivolge a gente che sa…pero' questo non vuol dire…gli ho detto.
Piu' semplicemente scrivi meglio e'…pochi termini tecnici quando e' indispensabile o quando contenuti in una citazione…
me sa che me attendono mesi di grosso lavoro 😉
ma serve anche per me che sto per scrivere i testi per il sito della mia attivita'….;)
🙂 perche' ti ho confortata? 😉
E a proposito di comunicazione, mi rendo conto dalle risposte di AW8 e Luisa che ho comunicato male! 😀
La mia domanda iniziale "si può davvero scrivere proprio per tutti?" la rifaccio in questa forma più vicina a quanto intendevo:
si può davvero scrivere proprio per tutti in un unico documento?
Tutto il discorso di AW8 sul target e posizionamento delle informazioni che condivido in toto lo avevo dato per scontato (un altro mio errore), ma appunto, servono almeno 2 documenti diversi che arrivano al lettore ognuno tramite un suo canale di distribuzione.
Ecco perché alla mia domanda nella nuova versione rispondo ancora: "non ne sono convinto. Forse l'unico caso è quando si riesce ad esser semplici, completi e tecnici al tempo stesso; tanto di cappello a chi ci riesce.".
Ciao ciao. 🙂
GdS
Interessantissimo!
Martina