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risali negli anni

28 Settembre 2010

Il giardino dei blog

Lo sapevo già, e negli ultimi due anni l’esplosione dei social media me lo ha solo confermato: non sono per niente un animale sociale, nonostante negli ultimi dodici anni abbia pubblicato e condiviso in rete migliaia di pagine.
Sto bene a casa mia (il sito), nella sua dependance (il blog) e anche in due piccoli padiglioni decentrati (Anobii e Twitter).

Esattamente come nella vita, sono felicissima di avere ospiti, ma non riesco ad andare alle feste con tanta gente. Insomma, non sono su Facebook né in altri luoghi affollati in cui bisogna chiacchierare.
Ultimamente, da blogger incallita mi sono sentita molto signora vecchio stile, ma è pur sempre qui che trovo il mio spazio e la mia misura ideale di scrittura. Né troppo corta né troppo lunga, con la scansione delle settimane e dei giorni, non delle ore.

Mi ha consolata, quindi, leggere in questi giorni che i blog non declinano affatto, anzi.
Massimo Mantellini un paio di giorni fa ha scritto un elogio dei blog in cui mi sono completamente riconosciuta e che finisce così:

I siti web editoriali sono già da tempo in grado di rispondere a questa esigenza ed anche i blog personali, con tutti i loro limiti, hanno mantenuto intatta negli anni questa predisposizione alla lentezza del pensiero recuperabile. Scrivere un blog oggi significa, prima di tutto, partecipare ad una necessaria archiviazione dei pensieri, rubando tempo al veloce flusso di coscienza che è diventata oggi la regola della fruizione informativa ai tempi dei social network. Se questi spazi di raziocinio saranno destinati a mantenersi, nei prossimi anni, sarà certamente una buona notizia.

Per segnalare al volo, Twitter è perfetto e poche attività editoriali sono divertenti quanto scrivere un tweet. Ma io leggo, sottolineo, prendo appunti, collego suggestioni diverse, rumino uno spunto per giorni e alla fine mi piace dare forma compiuta a parole e pensieri. Mi aiuta a chiarire quello che ho in mente, a non dimenticarlo più e a ritrovarlo nel tempo.

Lo stesso Mantellini, l’altro ieri, ha dedicato un post al Write Camp della Blogfest, evento che mi interessava moltissimo e al quale avrei partecipato volentieri se Riva del Garda non fosse maledettamente lontano da Roma.
Il post è decisamente genere “da chiarimento dei propri pensieri”. Talmente tanto che mi ha fatto solo intravedere molte cose interessanti e suggestive, sulle quali ho sentito immediatamente il bisogno di sapere di più.
Sono partita a caccia di approfondimenti. Il post di Giulia Blasi, che ha partecipato all’evento, ha solo aumentato la mia curiosità:

Quello che abbiamo visto oggi è il luccichio di un tesoro sepolto che comincia ad emergere, la creatività della gente che non aspetta la realizzazione di eterne promesse sulla banda larga, la ridiscussione della legge sul diritto d’autore e la diffusione dei lettori di e-book. Un tesoro che gli editori italiani potrebbero contribuire a disseppellire, o forse no; ma dal quale potrebbero trarre ispirazione ed energia.

Ho quindi inseguito le tracce dell’intervento di Mafe de Baggis sulle stringhette testuali di Friendfeed e di Twitter, ho scoperto i siti – interessantissimi – degli altri giovani autori. Dalla miscellanea è emerso il disegno del Writecamp, vivo e pulsante per chi c’era, pieno di spunti e domande, ma anche di vuoti, per chi come me non c’era.
Alla fine ho sentito un gran bisogno di un post, di quelli lunghetti e un po’ tradizionali, che raccontano un evento non certo per filo e per segno, ma ne distillano i contenuti e il valore. Per sé, ma anche per gli altri.
Mi sta bene, comunque. Così alla prossima edizione della Blogfest ci andrò, e quel post lo scriverò io.

10 risposte a “Il giardino dei blog”

  1. Ci sei molto mancata, ma lo rifaremo: quel post sto provando a scriverlo io, anche se è stata una mattinata bellissima più per le domande che per le risposte (quindi abbiamo un gran bisogno di te, adesso).mafe

  2. E' veramente fantastico ritrovare le due esperte di comunicazione che seguo maggiormente all'interno dello stesso post! Anche a me è dispiaciuto perdere il Blogfest e naturalmente anche la Social Media Week .Concordo in pieno con Luisa, il blog ha la grande qualità di dare spazi e tempi giusti alla scrittura, con un paragone azzardato direi che è come il punto&virgola di cui parlava Silvia Avallone, nel suo articolo sul Corriere della Sera del 21/09/10 … un elogio, non alla lentezza, ma alle sfumature e al ragionamento con i giusti intervalli. Ma … qualcuno non diceva che i blog erano morti?

  3. Bel post Luisa. Credo anch'io che l'evoluzione dei social media stia prendendo un pò troppa velocità sulla quantità e non sulla qualità. La qualità dei rari e pochi post che ci dicono tutto in modo chiaro semplice ragionato. Magarari qualche giorno dopo, magari ogni tanto,… senza inutili cinguettii, spezzoni di blande conversazioni, poco profiqui dialoghi… 🙂

  4. Sono dell'avviso che l'avvento di facebook in special modo abbia un pò rallentato l'espandersi vertiginoso dei blog di qualche anno fa, conosco un'amica dotata di parole intense e profonde che scrive sul suo  meraviglioso blog ormai solo un paio di volte all'anno perchè ammaliata da questo social network di successo e si è indirizzata ad un chiacchericcio superficiale. Anch'io ho un blog dove scrivo impressioni e pensieri, una due volte a mese max, avendo preso spunto proprio da questa mia cara amica. Buona continuazione Luisa col tuo stupendo blog del mestiere di scrivere 🙂 ciao. Franco

  5. Anch'io mi trovo molto a disagio su facebook… Non so, mi sembra un luogo dove tutti parlano e nessuno ascolta. E poi trovo assurdo questo scambio di amicizie tra persone che non si conoscono… ma sarà che sono piuttosto introversa…

  6. Beh in effetti su facebook pochi ascoltano e molti scrivono chissà per il piacere di farsi notare e dove la privacy non sta più di casa estremizzandola al contrario. Personalmente ho trovato anche più interessante legare nuove amicizie con persone sconosciute, ovvero amici di amici, è un modo di spaziare ampliando gli orizzonti, e comunque ho escluso rigorosamente per scelta parenti e colleghi di lavoro storpiando il cognome per evitare la caccia all'uomo.
    Franco

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