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risali negli anni

21 Settembre 2010

Italiano: allarmi di inizio anno

Tra ieri e oggi il Corriere della Sera si è occupato a due riprese del livello di conoscenza dell’italiano scritto da parte degli studenti che si affacciano all’università.
L’occasione sono i risultati dei test Invalsi, che bocciano il 36 per cento dei liceali e l’87 per cento degli studenti dei professionali.

Il grido di dolore giornalistico mette un po’ tutto insieme: apostrofi, congiuntivo, scomparsa del punto e virgola, disordine organizzativo, accenti, scomparsa del passato remoto, invasione del foglio al di là dei margini…
Intervistati, i nostri maggiori linguisti danno come sempre prova di molto buon senso e distinguono tra peccati veniali, errori recuperabili attraverso corsi di grammatica, errori che non sono più errori e voragini su cui c’è invece da disperarsi.

Tra queste ultime, due fanno veramente paura: la povertà lessicale (parole come fatuo, congruo, laido, obsoleto per molti non sono più comprensibili se non inserite in un contesto) e la difficoltà a organizzare un testo, ad argomentare il proprio pensiero, a spiegare ciò che si ha in mente.

In coda all’articolo di oggi, c’è un pezzo molto bello di Silvia Avallone sul punto e virgola, segno interpuntivo che non uso mai ma verso il quale, proprio per questo, sono sempre curiosa. Ecco come comincia:

Dostoevskij racconta così l’attimo seguente a quello in cui Raskolnikov cala l’accetta sulla nuca della vecchia strozzina: “Egli si scostò, la lasciò cadere e subito si chinò verso il suo viso; era già morta”. Ora, come riusciremmo a verificare la morte in tutta la sua raggelante pausa, come potremmo trattenere il respiro calandoci anche noi su quel volto impietrito dell’assassinata, senza quel geniale, assordante punto e virgola?

Il declino della lingua scritta
L’italiano che cambia: semplificazione o sciatteria?

Punto e virgola. Perché perda chi urla di più

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0 risposte a “Italiano: allarmi di inizio anno”

  1. Basterebbe che i ragazzi leggessero di piu' ma tanto di piu', purtroppo pero' ai ragazzi viene imposta la lettura in una maniera tale (e mi spiace qui la colpa e' tutta degli insegnanti e del metodo) che viene percepita come una scocciatura. Gia' quando ero piu' giovane io (sono del 78) ricordo una mia compagna di classe che dovendo leggere e fare la scheda di lettura di madame bovary, la scheda infine la fece sul film…Ricordo pure una scena assai imbarazzante in cui, ad una ragazza, fu chiesto chi avesse scritto il diario di anna frank e lei non seppe rispondere.ed eravamo nel 96…eh…Si continuano a fare 'sti test…ma non si va mai a risolvere il problema. ed e' anche questa una cosa grave secondo me. E del resto, la situazione anche con la nuova riforma gelmini, che vede 35 studenti per professore in classe, non fara' che peggiorare le cose.Si perde pero' l'occasione di poter trasmettere ai giovani un piacere inestimabile e di grandissimo valore che e' appunto l'amore per la lettura, che fa volare la mente, che predispone a momenti di salutare solitudine in cui riflettere su cio' che si sta leggendo ma anche su se stessi e la propria condizione esistenziale.A preferire un buon libro a un insulso programma televisivo, a non disperarsi per un sabato sera andato a buca…perche' davanti a noi abbiamo una serie di scaffali pieni di storie da completare con la nostra fantasia.E a fare passare a tutti un lungo viaggio in treno o in aereo senza dover ammazzare il tempo provando le suonerie del cellulare… ma semplicemente aprire un libro e cominciare a leggere…Usare il cervello e riflettere…io so solo che se non avessi avuto i libri, questi inseparabili compagni di viaggio, probabilmente sarei finita molto male.Addirittura ho superato la mia maestra, mia madre, nel mio amore, perche' in occasione dell'ultimo trasloco, mi suggeri' di buttarne qualcuno…piuttosto mi sarei buttata io nel fuoco, ahahahah. Del resto avevo "solo" 22 scatoloni di libri…su una 30ina contenenti tutti i miei averi.

  2. Cara Luisa, hanno ragione i linguisti a non disperarsi a fronte di un testo non proprio corretto; conviene non drammatizzare e mobilitare tutte le proprie risorse per non insorgere contro i continui attentati alla lingua italiana; a tutti i livelli la stragrande maggioranza non usa ,non dico, le conoscenze grammaticali, ma il benché minimo raziocinio nell'argomentare il proprio pensiero. E la colpa non è solo della scuola che è l'unica istituzione che fronteggia ,con quello che ha, le emergenze linguistiche dei nostri tempi, non riuscendo ad avere successo per ragioni che sarebbe troppo lungo spiegare.Per strapparti un sorriso eccoti in sintesi, ma molto in sintesi una variopinta trasformazione lessicale.Un docente in un consiglio di una classe di Scuola Superiore, coram populo, si sbraccia in una reprimenda degli atteggiamenti deviati dei suoi alunni concludendo l'arriga ai colleghi allibiti: " gli ho fatto un bella romanzina e gli ho detto che da domani andrò in concedo!" e meno male- r mormorano gli altri! ciao, marina

  3. Anche per me, Luisa, il punto e virgola è stato per lungo tempo un vero e proprio mistero. Nell'indecisione tra utilizzarlo o meno, alla fine venivo sopraffatta da una sorta di rispetto reverenziale e così lasciavo perdere, ma ultimamente l'ho ritrovato! E' proprio piacevole inserirlo quando stai argomentando qualcosa di interessante!@AWS Sono in procinto di traslocare … penso che la storia si ripeterà, più libri che altro, il mio vero problema è … quanto dovranno restare dentro gli scatoloni? Troverò lo spazio per tutti quei volumi?

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