Chi pratica le parole, e con passione, come confesso è il mio caso, diventa, quanto più dura tale pratica, sempre più pensoso, perché è costretto a rendersi conto di quanto siano equivoche, nel nostro mondo, le parole.
Appena si siano pronunciate o scritte ecco si trasformano, addossandola chi le ha scritte o pronunciate una responsabilità che solo raramente egli è in grado di portare.
Chi scrive o pronuncia la parola ‘pane’ non sa che cosa ha fatto: si sono combattute guerre per questa parola, essa ha provocato omicidi, porta in sé una eredità formidabile, e chi la scrive dovrebbe sapere quale eredità porta e di che metamorfosi sia capace.
Se noi, consapevoli dell’eredità insita in ogni parola, esaminassimo i nostri vocabolari, studiassimo questo catalogo della nostra ricchezza, scopriremmo che dietro ogni parola si nasconde un mondo, e chi pratica le parole, come fa chiunque redige una notizia giornalistica o mette in carta il verso di una poesia, dovrebbe sapere che mette in moto dei mondi, che scatena forze polivalenti: quello che può consolare uno può ferire a morte un altro.
Mettendo a posto i mille appunti sul mio desktop ho ritrovato questo brano tratto dal discorso La lingua baluardo della libertà di Heinrich Böll, uno scrittore che ora va meno di moda ma che ha avuto un ruolo importante nella mia formazione e nel mio studio della lingua tedesca.
Ciao, mi chiamo Miriam, sono una nuova lettrice del tuo blog.Questo tuo post mi ha fatto venire in mente una canzone di Samuele Bersani che non ascoltavo da un pò, "Le mie parole".L'ho appena riascoltata, e riletta. Lui dice che le parole sono "un viso sordo e muto che l'amore ha illuminato"… l'amore, e la storia, come dice appunto Heinrich Böll.Cosa sono le parole? delle lineette tutte attaccate, che formano lettere e poi parole e poi discorsi… o catene foniche..è la definizione imparata studiando fonologia. ERANO un viso sordo e muto, finchè non si cominciò ad usarle, ad amarle, a dargli un senso, una storia, una ragione d'essere.Mi sa che dovrebbe ritornare di moda Heinrich Böll :)Miriam
La parola è un tema ricorrente. Evidentemente è il chiodo di chi pratica il mestiere. Anche Saramago ne ha scritto. Con il suo stile tipico. Si tratta di un breve nella raccolta «Di questo mondo e degli altri», editore Einaudi, c'è anche nell'edizione economica ET.
Non so perchè, gentile signora, glielo dico, a questo punto. Forse per una forma di deleterio esibizionismo. Non me ne serbi.Il suo blog riscatta la pletora. È generoso. Prodigo. Chapeau!
Vive cordialità.Guido Sperandio
Fantastico.Grazie! Oggi mi sono ritrovata a scrivere un pensiero proprio su questo. E' una "lotta" costante quella con le parole, Nascondono tali e tanti tranelli da non finire mai di stupire.
Come posso?[..] Sollevare le parole dal loro peso, lasciarle andare senza chiedermi cosa significhino davvero, quando spesso sono tutto ciò che resta? [..]
Come posso?[..] Sollevare le parole dal loro peso, lasciarle andare senza chiedermi cosa significhino davvero, quando spesso sono tutto ciò che resta? [..]
A proposito di parole, non si sono combattute guerre per la "parola" pane… ma per il "pane"… tutte le parole poi devono essere viste nel contesto in cui vengono utilizzate…Luca
Sono Maddi, è vero le parole hanno un duplice effetto sia su chi le pronuncia e sia a chi sono rivolte. Possono darti le gioie più immense, e emozioni più belle, come possono anche ucciderti dentro e fuori, solo per il modo in cui vengono utilizzate. La parola ha intorno a sè un mondo davvero infinito e se scavata fino in fondo, può essere infatti un'arma a doppio taglio! Per questo motivo sarebbe opportuno conoscere tutto di esse, per poi vedere quando e come utilizzarle o no, proprio per questi effetti che possono provocarein ognuno di noi!