Quando ti accingi a leggere il nuovo libro di un autore che leggi da anni sul suo blog, hai un’aspettativa precisa: che ti conduca attraverso il suo tema in modo ordinato, approfondito, avvincente, oltre l’inevitabile frammentazione della rete, e che esprima un punto di vista, ti suggerisca una chiave di lettura, una prospettiva.
Se poi l’ha già fatto una volta con successo, non ti aspetti niente di meno.
Sergio Maistrello stavolta è stato temerario, perché fare il punto su una materia incandescente e mutevolissima come Giornalismo e nuovi media oggi richiede coraggio.
Il risultato è eccellente e mi sono divorata il libro tra ieri pomeriggio e stamattina. Ne scrivo a caldo.
Giornalismo e nuovi media “nasce sotto forma di appunti a sussidio di un corso universitario tenuto all’università di Trieste”, ma è organizzato con un impianto solido, documentato con esempi, link, note e una ricca webliografia, scritto con uno stile piacevole e un piglio aperto e ottimista, sorridente direi.
Questo ne fa un ottimo viatico per i giovani che vorrebbero intraprendere la professione di giornalista in un momento di esaltante o deprimente confusione a seconda dei punti di vista, ma è una lettura interessante per ciascuno di noi, anche per chi come me sta in rete tantissimo ma fatica sempre di più a stare appresso a tutto.
Attraverso l’analisi di Sergio Maistrello, ho rivisitato anche il mio lavoro, la mia presenza in rete, i miei progetti editoriali, e ho rafforzato qualche buon proposito per i prossimi mesi.
Ecco in estrema sintesi cosa mi porto a casa a lettura finita:
- sono una singola persona che scrive per tante singole persone, ma devo vivere di più dentro le reti che mi collegano a loro e condividere anche di più di quanto abbia fatto finora (non credo che questo mi convincerà a iscrivermi a facebook, ma a essere un po’ meno snob credo di sì) > “In Rete noi siamo ciò che raccontiamo di noi, ciò che gli altri raccontano di noi e siamo tanto più presenti, visibili e apprezzati quanto più condividiamo le nostre conoscenze e competenze con gli altri.”
- la responsabilità di chi fa divulgazione e formazione è sempre più alta e ci dobbiamo impegnare ogni giorno per esserne all’altezza > “L’individuo è rivestito di responsabilità come mai gli era stato richiesto in precedenza… il problema è che questa responsabilità, allo stato attuale, è quasi sempre una conquista da autodidatti.”
- la qualità del singolo pezzo, articolo, post, conta sempre di più e non c’è testata – anche minuscola e di nicchia come Il mestiere di scrivere – sulla quale puoi campare di rendita se non ti impegni ogni giorno > “Il contenitore perde il suo ingombrante protagonismo a favore dei contenuti stessi: l’unità di misura non è più il sito nel suo complesso, ma il singolo contenuto.”
- se l’informazione è sempre più liquida e come acqua deve poter scorrere “attraverso ogni genere di tubatura e di adattarsi ai contenitori più diversi”, allora chi come me scrive e insegna a scrivere deve preoccuparsi soprattutto che l’acqua sia pulita, trasparente, senza scorie e possibilmente anche buona.
“Non è necessariamente la fine del giornalismo e dell’editoria. È, più probabilmente, la fine di tutto ciò che non si nutre avidamente di qualità, che non alimenta empatia, che non fa battere il cuore.” conclude Maistrello.
“Immergendosi nella Rete il giornalista ha l’opportunità di avvolgere in una nuova confezione digitale la sua tradizione plurisecolare: il grande reporter, raffinato scrittore, abile indagatore, pensatore e lettore critico, dotato di una visione sufficientemente aperta e documentata per comprendere ciò che accade nel mondo, diventa ora anche narratore multimediale, costruttore di comunità, selezionatore affidabile di destinazioni, animatore di reti collaborative, capace di mettere all’occorrenza le mani nel codice di programmazione, possibilmente dotato di spirito imprenditoriale, eterno studente.”
Mi piace il concetto di "eterno studente"; mi fa sentire un giovane tra i banchi di scuola, solo con più voglia di apprendere.
Sono d'accordo :-)Anche io trovo bellissima la condizione di "eterno studente", che oggi dovrebbe valere per ogni professionista, non solo per il giornalista.E' un condizione felice, che ci fa crescere a qualsiasi età.Luisa
Confesso che piace anche a me, a livello teorico, ma bisognerebbe rispettare anche chi non le puà permettere, magari a una certa età.
io amo questo lavoro perchè mi costringe ad essere sempre un'eterna studentessa.