Avevo già letto su Internazionale di un paio di settimane fa la traduzione italiana dell’articolo sulla fluenza cognitiva pubblicato sul Boston Globe.
Stamattina, dopo aver sbattuto il muso e la mente su lunghissimi e impenetrabili muri di parole ci sono tornata su, cercando ispirazione su come rendere quei muri un po’ più bassi e invitanti.
La cosiddetta “fluenza cognitiva” misura quanto è facile pensare a un determinato argomento.
Può essere influenzata da tanti fattori: la font molto leggibile scelto per un testo, un nome facile da pronunciare, l’uso sapiente delle ripetizioni, la familiarità con alcuni schemi e modelli testuali. Ma soprattutto può influenzare il nostro giudizio sulle informazioni: se un testo è presentato in maniera chiara e semplice anche solo dal punto di vista visivo, è percepito come più rassicurante e degno di fiducia. Ci si fanno meno domande e si è più disposti a credere, a cliccare, a investire, a comprare.
Naturalmente la fluenza cognitiva può funzionare anche per ottenere obiettivi opposti: se voglio che i miei interlocutori si soffermino a pensare, tanta facilità non è indicata. Meglio una certa dose di “disfluenza”, che suscita allerta e spesso rimette in moto attenzione e pensiero critico.
Questo può valere per un test per gli studenti come per il nome di un prodotto. Nel primo caso serve a non farli precipitare sulla prima risposta plausibile, nel secondo un po’ di stranezza e mistero fa pensare a un prodotto diverso e innovativo.
Ciao Luisa, ho letto il tuo post e ho una curiosità (un po' fuori tema!).E' più corretto il genere femminile per la parola "font"?grazie e complimenti per il blogelisa
Per lo Zingarelli è maschile, ma tutti i grafici ti guardano storto se non usi il femminile :-)Luisa
Personalmente uso sempre "il font" e ho sempre sentito dire "il font", perché forse lo traduco a mente come "il carattere".Però il tema mi incuriosisce parecchio.Come ci dobbiamo porre di fronte a queste paroline internettiane palesemente neutre?"Il Tag" o "la tag"? Io ad esempio uso il maschile in totale incoerenza con il motivo per cui dico "il font", in quanto dovrei tradurre mentalmente "la etichetta". Ma "la tag" mi suona malissimo.Sarebbe interessante conoscere una tua opinione un po' più approfondita sulla questione, sempre che non ne hai già scritto :)Camillo Miller
O meglio: "Sempre che tu non ne abbia già scritto" 😀
@ Camillo Miller: mi intrometto nella discussione e aggiungo che non credo esista una regola specifica per determinare il genere delle parole straniere usate in italiano; di solito si tende a privilegiare il maschile ma si opta per il femminile se il termine inglese richiama un sostantivo italiano femminile (ad es. la workstation e la password per associazione a stazione e parola). In altri casi è difficile stabilire perché venga privilegiato un genere all’altro (ad es. il frame ma la patch) e in altri si scopre che coesistono entrambi i generi, ad esempio si trova sia la sandbox (box=scatola?) che il sandbox (assonanza con il jukebox, il set-top box?).Licia
ciao luisa,grazie per aver segnalato questo articolo !un caro salutoroberta
grazie per la segnalazione, ho trovato l'articolo che credo sarà molto interessante e ho scoperto che internazionale vende su internet i pdf dei suoi arretrati singolarmente.quindi doppio grazieun'altra roberta
[…] superficie luminosa e riflettente dello schermo. Non tutte, però: come ci rivelano gli studi sulla fluenza cognitiva qualche volta ciò che appare più difficile ci può anche impegnare di più, come una piccola […]
[…] da un articolo del Boston Globe, tempo fa scrissi un post sulla fluenza cognitiva, cioè la facilità con la quale riusciamo a leggere e a capire un messaggio. Una ricerca in rete […]