Annamaria Testa ha appena aggiornato il suo Nuovo e utile parlando di donne, istruzione e creatività:
Non lo si può negare: il contributo femminile alla creatività è stato, fino ad anni recenti, limitato. Ma il motivo non è, come troppi continuano a pensare, l’inadeguatezza del cervello femminile. Fino a ieri, piuttosto, e ancora oggi nei paesi in via di sviluppo, le donne hanno avuto un accesso all’istruzione scarso, e sempre inferiore agli uomini. Ma senza istruzione, lo sappiamo, non c’è creatività. Oggi nei paesi sviluppati, e anche in Italia, non è più così. E non è più cosi per la prima volta nella storia.
Queste parole mi hanno riportato alla mente due eroine familiari del diritto allo studio: mia nonna Anna e sua sorella Maria, numi tutelari della mia infanzia e delle mie prime letture.
Nate rispettivamente nel 1903 e nel 1891, appartenevano a una famiglia decaduta della buona borghesia aquilana, dove tutte le donne studiavano, leggevano, scrivevano e imparavano le lingue. Lo facevano molto meglio, con più passione, metodo e serietà, dei loro debosciati fratelli maschi, ma potevano farlo solo all’interno delle spesse mura del bel palazzo sul capopiazza, ora ferito e svuotato dal terremoto.
A Maria e Anna questo non bastò più: loro volevano andare al ginnasio, frequentato solo dai ragazzi e da pochissime coraggiose. Sognavano anche l’università, ma di questo sogno segreto non facevano parola concentrandosi sul primo obiettivo.
Mia nonna Anna si conquistò il diritto alla scuola superiore pubblica in una circostanza tragica, quando il loro unico fratello Donato morì appena arrivato al fronte della grande guerra. Prima di partire aveva fatto promettere alla mamma che, se lui non fosse tornato, avrebbe mandato Anna al ginnasio.
Mia bisnonna Luisa mantenne la promessa e il primo grande dolore della loro vita regalò alle due sorelle la chiave dell’emancipazione e della libertà.
Nonna andò al ginnasio, dove i compagni la chiamavano “signorina” e le diedero del lei lungo tutti i cinque anni.
Maria invece andò all’università. A Roma si iscrisse a matematica, dove intorno al 1910 erano solo in due ragazze. Promise solennemente che avrebbe fatto di corsa e a occhi bassi il breve tragitto dalla facoltà di ingegneria di San Pietro in Vincoli al pensionato di suore dove alloggiava e che mai, per nessun motivo, avrebbe parlato con gli studenti maschi. Quando un giorno uno di loro si presentò con un mazzo di violette, lei lo lasciò cadere a terra e corse via rossa e spaventata.
Si laureò con il massimo dei voti e la pubblicazione della tesi. Ma quando il famoso matematico Vito Volterra, che sarebbe stato allontanato dall’insegnamento allo scoccare delle leggi razziali, le chiese di rimanere come sua assistente, questo fu troppo per lei, le regole della sua famiglia e la sua timidezza. Tornò nella piccola città di provincia e si mise a insegnare.
Anche nonna si laureò a Roma, ma in lettere, e anche lei ha insegnato. Per quarantacinque anni.
Nel 1926, per la laurea, Maria le regalò un bellissimo paio di orecchini di corallo. Gli stessi che ho ricevuto io per la mia e che porto tuttora.
Mi ricorda tanto i racconti del babbo, ovviamente in dialetto e con poca poesia….una vita piena di voglia di emancipazione e libertà.
Ciao,bellissimo …e commovente per me. Solo tu riesci a dire certe cose come vorrei ma non so fare. Lo posso mettere sul mio tel quel (con il link, perchè altrimenti non so come si fa:-)). Se non vuoi non lo faccio, mi sa che è una cosa che in rete non si fa giusto;-) ?
Bellissima storia Luisa. Grazie per averla condivisa qui, che non accade spesso.
Anche io devo tutto a mia nonna, maestra elementare, con il pallino della matematica e il gusto della lettura.Fa piacere leggere pezzi come questo, grazie di averlo condiviso con noi.Baci, Paola
Ciao Luisa,Questa invece è la storia di Nonna Adelina, classe 1910, "diplomata" alle elementari, come all'epoca si usava dire al sud.Ardovig
Cara Luisa, da anni leggo ogni giorno silenziosamente il tuo blog. Oggi mi va di ringraziarti, davvero, per questo racconto che illumina storie secondarie, spesso dimenticate, che in realtà hanno scritto il nostro DNA. Le mie nonne non hanno studiato, ma proprio per questo mi hanno sempre detto: dentro lo studio sta tutta la tua libertà. Ne ho fatto tesoro, così come molte altre donne. Solo così, credo, potremmo riuscire ad ottenere un posto nel mondo. A prestogiulia
Grazie per questo racconto.Forse ha commosso tante di noi per la forza della tua scrittura, oppure per l'anelito di riscatto che ognuna porta con sè nel proprio DNA. Forse per quel po' di poesia che si portano sempre dietro i ricordi.A me ha fatto pensare tanto alla mia amata nonna Lina. Lei, stiratrice in collegio e mamma di 11 figli, vedova prima ancora che nascesse l'undicesimo, si addormentava ogni notte con un libro in mano, e quando ce ne regalava uno ci scriveva sempre su una bella dedica in rima.L'ho "riscoperto" qualche anno fa tirando giù dagli scaffali vecchi libri di quando ero bambina.Mi chiedo se devo un po' anche a lei la passione per la scrittura e i versi. Ma credo di sì.Emy
Grazie Luisa per aver aperto il tuo cuore e i tuoi libro segreto dei ricordi.Mara
Cara Luisa, grazie per averci aperto il tuo cuore e il tuo libro dei ricordi segreti.Un abbraccio,Mara
A Luisa e ai commentatori e le commentatrici che hanno storie come queste da raccontare. Perché non contribuite all'Enciclopedia delle donne?Anch'io, oggi, l'ho segnalata. Non sarebbe male si arricchisse davvero – come auspicano le curatrici – di molte storie "ordinarie".Chi non condivide il progetto di solito lo critica perché costruire l'Enciclopedia delle donne equivale a costruire l'ennesimo ghetto. D'accordo, è una reazione che ho avuto anch'io. Ma è un po' come le quote rosa: sarei contraria di principio (le persone sono persone, punto), se non fosse che nulla per le donne si muove, specie in questo paese, e allora tanto vale cominciare a mettere alcuni paletti.Nel caso dell'Enciclopedia: poiché le donne vengono sempre cancellate, tanto vale cominciare a ricordarle, no?Un abbraccioGiovanna
Giò,in realtà sto rimuginando su una donna da proporre all'Enciclopedia delle Donne.Una donna italiana straordinaria, fondamentale nella storia dello yoga, famosa all'estero e sconosciuta da noi. Un anello tra oriente e occidente.Proporrò e scriverò.Un abbraccio a te.Luisa
Ciao Luisa, volevo farti notare che hai pubblicato lo stesso contenuto due volte "Appassionate studiose" e "Studiose per passione" entrambi disponibili.Uno dei due ti converrebbe cancellarlo
Brividi… Coraggio donne.
Cari miei,quanti danni ha fatto il romanticismo…H.
[…] lassù la mia nonna che si è laureata in lettere nel 1926 e ha insegnato italiano e latino alle scuole medie per 45 […]