Stamattina ho faticato a staccarmi dalla lettura di Flow per andare verso il centro di Roma sotto il diluvio.
Il libro dello psicologo statunitense di origini ungheresi dal cognome impronunciabile, Csikszentmihalyi, mi ha acchiappata fin dal primo capitolo perché affronta un tema che sta a cuore a tutti: la felicità. Non quella che ci capita addosso all’improvviso perché incontriamo l’uomo o la donna dei sogni o vinciamo alla lotteria, bensì quella che nasce da dentro, dal condurre una vita in sintonia con ciò che siamo davvero. Una vita autentica, direbbe il nostro teologo Vito Mancuso. Una vita in armonia con il nostro dharma, direbbe un filosofo indiano.
Una vita felice, per Csikszentmihalyi, è quella ricca di optimal experiences, di esperienze vissute in una condizione di flow, in cui facciamo una qualsiasi cosa – anche semplicissima e quotidiana – con grande attenzione al dettaglio di ciò che ci sta accadendo nel momento presente, in cui mettiamo tutta la nostra consapevolezza per raggiungere un obiettivo. Senza pensare al successo, ma solo perché quello che stiamo facendo ci piace, serve, ha un senso per noi e per gli altri.
Quando finiamo possiamo essere anche molto stanchi, ma proviamo un senso di felicità di cui continueremo ad avere nostalgia e che cercheremo di ritrovare ancora.
Non immaginavo, sotto la pioggia battente, che stamattina mi aspettava proprio una straordinaria testimonianza di flow.
L’ho trovata al Palazzo delle Esposizioni, nella mostra del fotografo napoletano Mimmo Jodice.
180 foto in bianco e nero che raccontano una vita e anche il nostro paese, dall’arte concettuale alla riscoperta dell’antichità, dall’impegno sociale agli anni delle disillusioni, fino al silenzio e alla pace che solo trovarsi soli nella natura può regalare.
Ma soprattutto il documentario di un’ora in cui Jodice, nel suo studio, lungo il mare o tra gli scavi archeologici, parla con disarmante semplicità del suo rapporto con ciò che lo circonda: l’arte, la malattia che prende uomini e cose, la bellezza accecante e le contraddizioni della sua Napoli, l’immersione nell’antico, le sensazioni di fronte al mare.
Niente tecnicalità e niente lezioni, se non la lezione della pazienza, della tenacia e dell’ascolto per cogliere i rari momenti in cui visione, emozione e pensiero sono in allineamento perfetto.
Ciao Luisa, come tradurresti "flow" in italiano?
Non lo so tradurre… e infatti non lo traduco.Per la mia esperienza è qualcosa di molto vicino al ritmo.A lettura finita, ci proverò…Luisa
Se può servire, gli anglofoni dicono che la pronuncia è "Cheeks sent me high".Rufo
l'ho trovato tradotto come "condizione ottimale"…. comunque sia grazie di avermi fatto conoscere M. Csikszentmihalyi :)Buona giornata di Sole, anzi, buon 25 aprile!
Ma allora ci conosciamo?!?!Sono la laureanda 57enne girovaga che ha scritto del girovagare e girovagando sono la laureata 57enne con lode. Dimostrazione algebrica dell'utilità del girovagare. Come se non bastasse oggi questi post, ieri l'altro ancora la discussione della mia tesi girovaga, lo stesso stato d'animo.Quando vuoi ti offro un caffè!Grazie anche di quella rispostaGrazia
Csikszentmihalyi è nato a Fiume, e ha vissuto da giovane in Italia. http://www.answers.com/topic/mihaly-csikszentmihalyiSi potrebbe chiedere a lui il modo migliore di tradurre "Flow".Adriano Comai
"Flusso".Come quello della corrente, della coscienza, dei pensieri, della vita.Luisa
"Armonia" è la parola che mi viene in mente leggendo questo bellissimo post. Armonia come accordo di suoni.Forse è proprio nell'accordare la vita con noi stessi che si cela il segreto della felicità… nel condurre una vita in sintonia con ciò che siamo davvero, come scrivi tu Luisa.In un "flusso" unico, continuo, armonioso.Grazie per lo spunto.Caterina
di solito non amo questo genere di libri (dal self help al senso della vita in 100 pagine) ma per Flow potrei fare un'eccezione. E' stato tradotto in italiano?
Tradotto in italiano con il titolo La corrente della vita, pubblicato da Frassinelli nel 1992, fuori catalogo da tempo.Quando l'ho letto per la prima volta non ho affatto pensato al self-help, ma a John Ruskin (Gli elementi del disegno) e a un medico assai ben documentato, umile e colto, che si fossero messi a scrivere insieme.Contenta che ogni tanto ritorni, Cheeks sent me high!Silvia T.
grazie silvia per le info, peccato sia fuori catalogo!
[…] come me, con un SuperIo alto come un grattacielo, ma è l’unico modo per afferrare il Flow, per dirla con Mihaly Csikszentmihalyi, e provare felicità anche nel […]
[…] nello spazio del silenzio Armonie in bianco e nero Veneriamo la spina dorsale Concentrazione e/è felicità Risvegli Auguri al nostro io creativo Ritmi […]
[…] forze della scrittura, oltre le parole Ascoltare nello spazio del silenzio Armonie in bianco e nero Veneriamo la spina dorsale Concentrazione e/è felicità Risvegli Auguri al nostro io creativo Ritmi […]
[…] A occhi aperti Gli aggettivi, lasciateli a noi Uno sguardo, non uno scatto Armonie in bianco e nero […]
[…] Henri Cartier-Bresson: capire con gli occhi A occhi aperti Gli aggettivi, lasciateli a noi Uno sguardo, non uno scatto Armonie in bianco e nero […]