Non ho postato nella settimana che sta finendo, ma sono stata impegnata in intere giornate formative, che non significa solo stare in aula, ma soprattutto studiare testi e preparare esercizi.
Una delle cose che faccio sempre, anche per me, è alleggerire togliendo quello che non serve davvero. La zavorra testuale, la chiamo.
Tra le cose che appesantiscono e per le quali ho sviluppato un’intolleranza altissima c’è l’uso dei numeri per le sezioni e i paragrafi. Per capirci: 1, 1.1, 1.1.2 eccetera.
A volte servono, soprattutto quando abbiamo bisogno di rimandare a specifiche parti del testo, ma molto più spesso sono inseriti per pura abitudine. Te li ritrovi nei verbali e persino in chilometriche email, preferibilmente tutti uguali in grassetto corsivo.
In quelle introduzioni numeriche ti ci devi prima raccapezzare e intanto ti distrai. Per non parlare dell’effetto che fanno negli indici. Al primo sguardo vedi solo numeri.
Quando abbiamo sezioni e sottosezioni trovo sempre molto più elegante e immediato distinguerle con una formattazione coerente e rigorosa. A ogni livello il suo stile del carattere: maiuscolo, grassetto, corsivo e anche il trascuratissimo maiuscoletto, che nei titoli funziona sempre alla grande.
Un'osservazione suggestiva: in effetti in un capitolo o in un paragrafo c'è davvero tutto da poterlo limitare nei confini del numero esatto?
Nel testo leggiamo la scelta dell'autore sui contenuti, non il suo "sapere" su quegli stessi contenuti.
Riceviamo delle informazioni e nello stesso tempo si trasformano in esperienza dentro di noi, andando al di là di quelle righe.
Il numero e la quantità non sono la stessa cosa, è chiaro.
Prendo la tua riflessione come un'occasione in più per non "dare i numeri"…
I tuoi post sono sempre precisi e illuminanti, ma su questo ho qualche dubbio. Mi spiego: i numeri di sezionamento cui ti riferisci, e come metti in rilievo, sono fondamentali per alcuni tipi di scritto, inutili per altri. Come ho detto a proposito dei punti esclamativi, è sempre e solo una questione di buonsenso.
Molto, poi, dipende dal tipo di word processor utilizzato. Invece di adoperare i soliti Word o similari, sarebbe opportuno cominciare a sperimentare nuove soluzioni.
Mi riferisco a LaTeX (anche il Il nuovo Manuale di Stile di R. Lesina, Ed. Zanichelli, da quello che posso intuire è scritto con questo programma). LaTeX (la X non è 'ics' ma un 'chi' greco) è un programma di composizione tipografica, gratuito e multipiattaforma. Consente di gestire, come nessun'altro word processor potrebbe mai fare, qualsiasi stampato secondo le regole della tipografia (per maggiori informazioni: http://www.guit.sssup.it/).
Dopo la prime, iniziali difficoltà (la curva di apprendimento è un po' ripida, ma non è materia da scienziati), si avranno delle soddisfazioni tali che si sarà incentivati ad approfondire lo studio di quest'applicazione: provare per credere!
A proposito: con pochi e semplici comandi si riesce a risolvere anche il problema degli indici 'tutti numeri'.
–Gianni