Orari flessibili in ufficio. Italia agli ultimi posti.
Ho letto oggi questo articolo su Repubblica.it proprio mentre finivo di leggere Drive.
Il suo autore, Daniel H. Pink, inorridirebbe se sapesse che siamo agli ultimi posti in Europa per flessibilità oraria e che molte nostre aziende possono essere piccole prigioni quotidiane.
Lui ha appena dato alle stampe oltre duecento pagine per dimostrarci che nel lavoro più siamo lasciati autonomi, liberi di organizzarci e pure un po’ a briglia sciolta, più possiamo essere creativi, produttivi e qualche volta persino felici.
Io la sto facendo un po’ semplice, ma Drive è molto documentato, sia dal punto di vista degli studi e delle ricerche, sia da quello degli esempi concreti di aziende piccole e grandi che in tutto il mondo trovano il coraggio di sovvertire le regole e in virtù di questo coraggio fanno fiorire il business, oltre che la vita e la fedeltà dei propri dipendenti.
Un buon numero delle applicazioni di successo di Google è nato nel famoso 20% del tempo lavorativo che i dipendenti possono dedicare a progetti e ricerche autonome, e nello stesso spazio di libertà è stato ideato il leggendario Post-it della 3M.
Insomma, secondo Pink troppe imprese fanno ancora il contrario di quello che le evidenze scientifiche dimostrano da tempo.
Una volta superata la soglia di uno stipendio che ci faccia vivere tranquilli e con dignità, la motivazione viene sempre meno dal denaro e sempre più dall’autonomia, dalla possibilità di espandere le nostre competenze e capacità, dall’obiettivo da raggiungere.
Difficile non essere d’accordo: ognuno di noi sa bene quanto riesce a essere produttivo e ad appassionarsi al lavoro se ci sono queste tre condizioni.
Due cose, soprattutto, mi hanno fatto riflettere sulla mia esperienza personale.
La prima è l’autonomia, una dimensione che ho sperimentato a fondo solo negli ultimi cinque anni, in cui ho lavorato da freelance dopo una vita di lavoro dipendente. Era la cosa che temevo di più quando ho fatto il grande salto, perché l’associavo all’insicurezza.
Invece, pur avendo attraversato da libera professionista la peggiore crisi economica del dopoguerra, è proprio all’autonomia che devo oggi il mio senso di sicurezza: puoi fare moltissime cose per te, invece di dipendere dalle decisioni altrui.
Non è detto che sia sempre una buona cosa per tutti e soprattutto che lo sia in tutti i momenti della vita, ma può riservare inaspettate sorprese.
L’altro elemento che mi ha colpito è quello che Pink chiama flow, la felice condizione lavorativa in cui ci si impegna a fondo, ma spinti da uno slancio che nasce dall’entusiasmo e dalla passione. Qualche volta mi capita di viverla: nei momenti più difficili cerco di rievocarla così da tornare presto a volare sull’altalena.
Il libro è costosetto, qualche volta ripetitivo. Se ne volete un assaggio, guardatevi la conferenza di Pink su TED (ci sono i sottotitoli in italiano).
Se invece siete un direttore del personale o della formazione che cerca nuove strade per sé e per gli altri, un genitore o un insegnante che desidera far crescere i ragazzi orientandoli verso valori che non siano solo il denaro e la competizione, allora nel Toolkit alla fine del libro troverete tanti suggerimenti, esercizi, iniziative, cose da fare e testi da leggere per entrare nella Motivazione 3.0.
Salve Luisa
dopo il post, ho deciso di "sperimentarmi" in un'impresa impegnativa: leggere Drive, un intero libro in inglese.
Spero che le mie conoscenze limitatate non mi scoraggino.
Ho trovato il libro in edizione economica in questo sito: http://www.bookdepository.co.uk/
e ho fatto il mio primo ordine internazionale. Aspetto curiosa di ricevere il libro.
Grazie per le indicazioni che ci mette a disposizione.
Nidia
Grazie, Nidia, a nome di tutti.
Io l'ho comprato su IBS perché mi è comodo acquistare insieme i libri italiani e stranieri e l'edizione economica non c'era.
L'inglese di Drive non è difficile: sintassi semplice, ma un lessico piuttosto raffinato.
Ciao.
Luisa
Sembra un libro interessante, grazie mille Luisa.
Riguardo al concetto di flow, non credo sia una trovata originale di Pink, provi a dare un'occhiata qui
http://en.wikipedia.org/wiki/Mihaly_Csikszentmihalyi
Sembra un libro interessante, grazie mille Luisa.
Riguardo al concetto di flow, non credo sia una trovata originale di Pink, provi a dare un'occhiata qui
http://en.wikipedia.org/wiki/Mihaly_Csikszentmihalyi
Infatti non è un concetto originale. Pink non è uno studioso, ma un divulgatore e infatti cita tantissimo Csikszentmihalyi, che ha incontrato più volte lungo la stesura del libro.
Luisa
ogni volta il tuo post mi accresce!
grazie
grazie per il suggerimento, cercherò il tempo per leggere questo libro. anche io ho sperimentato il passaggio da dipendente ad autonoma, concordo con l'iniziale sensazione di insicurezza ma alla lunga i vantaggi mi sembrano indiscutibili ed è verissimo l'aspetto delle sorprese.
è probabile che dopo molti anni di piatta vita da dipendente io abbia sviluppato un'attenzione selettiva per le sorprese, ma sicuramente il lavoro autonomo è più costruito e quindi, per me, più soddisfacente.
roberta
molto interessante..nel sociale la motivazione è essenziale e spesso si lavora e si ragiona sul come stimolarla, accrescerla,mantenerla…
felice di questa tua nuova condivisione.(con traduzione, per me fondamentale…)
iaffascinante osservare la bravura di D. Pink come comunicatore…frasi brevi, qualche battuta per alleggerire, stile coinvolgente…la sua motivazione a convincere per stimolare un modo nuovo di affrontare il tema è evidente…
simoff
Sto provando proprio quel senso in insicurezza…Leggerò il libro..