Per una presentazione che devo fare domani ho ripercorso stamattina il cammino della semplificazione del linguaggio amministrativo in Italia e ho messo in fila i libri dedicati a questo tema.
Ne mancava uno, il primo. Ho cercato parecchio nei menadri delle mie librerie e alla fine l’ho trovato con un gran senso di sollievo: il Codice di Stile delle comunicazioni scritte ad uso delle amministrazioni pubbliche.Un libro cui tengo molto sia perché mi aprì un mondo e mi permise di fare il primo lavoro serio sulla semplificazione del linguaggio in azienda, sia perché è una vera rarità, un libro introvabile da molto tempo.
Quando l’ho riaperto ho fatto un salto perché non ricordavo più la data della pubblicazione: 1993.
Sono stati scritti tanti altri libri da allora sul tema della semplificazione, tutti ottimi, ma la perfezione e l’attualità di quel libro antesignano mi hanno colpita.
Dalla breve e lucida prefazione di Sabino Cassese, allora ministro della Funzione Pubblica, alle linee-guida, dalle 7.000 parole del Vocabolario di Base alle 26 raccomandazioni su stile, sintassi e lessico, fino ai numerosi esempi di riscrittura di documenti reali e ai dati sui livelli di alfabetizzazione e abitudini di lettura degli italiani. Il tutto in poco più di 100 limpide pagine.
Intanto la mia navigata parallela ha prodotto una nuova scoperta: la nuova edizione delle linee guida sul Plain Language del governo USA. Ottima per tutti, anche per noi. Con un’unica pecca: non ci sono i numeri delle pagine (quindi se la stampate, siate ordinati e non scompaginate).
[…] è molto più giovane e molto meno rassegnata di me, per fortuna. Io sfogliai il primo Codice di stile della pubblica amministrazione molti anni fa, e fu una vera rivelazione. Mi sembrò una cosa avanzatissima e lo era. Per questo […]