Data, data everywhere si intitola lo special report dell’Economist di questa settimana, dedicato alla sovrabbondanza delle informazioni nel mondo in cui viviamo.
Anche chi scrive per lavoro, come me, è sottoposto tutto il tempo alle seduzioni dei tanti contenuti interessanti che premono ai confini dello schermo bianco su cui sta lavorando. Contenuti che ti aiutano e al tempo stesso ti distolgono in continuazione dal tuo lavoro.
A lungo non sono riuscita a superare il senso di disagio che provavo mentre leggevo e navigavo, per cui davo la priorità alla “produzione” e dedicavo allo studio i momenti più liberi. Naturalmente è una stupidaggine, perché io lavoro anche e soprattutto leggendo, studiando e navigando.
I data, data everywhere però sono ormai talmente tanti e dappertutto che ho cominciato a rovesciare le mie abitudini e inserire il lavoro nel flusso delle mie letture e divagazioni. Non sta andando affatto male, anzi.
L’importante è fissare e dare subito una forma a quello che incrocio nella corrente. Ho ricominciato a stampare e sottolineare, a sistemare gli articoli nelle cartelline cartacee, lancio su Twitter un link mentre leggo, ma se me ne voglio ricordare lo metto in Del.icio.us, se invece connetto più cose ci faccio su un post su questo blog, così come ormai diventano un post tutti i libri che leggo. Gli screenshot di quello che mi piace o non mi piace si trasformano all’istante in slide con le note a ricordarmi il perché, e mille frammenti di testi e di idee finiscono pure in un file che si chiama next_book.
Insomma, preparo tanti mattoncini che mi danno sicurezza e che poi mi aiutano a costruire più facilmente testi e lezioni.
Allora, quando il momento della concentrazione, del silenzio e del vuoto fatalmente arriva, io ci arrivo più preparata e riesco a spegnere tutto, anche le tentazioni del browser.
La mia nuova routine studiereccia mi piace, e il piacere giova come poche altre cose alla motivazione e alla produttività.
“Enjoyment-based intrinsic motivation” la chiama D.H. Pink nel suo ultimo libro, Drive, che ho cominciato a leggere oggi pomeriggio.
Quando lo finisco, ci torno su.
Mi piacerebbe riuscire a scorrere così, come è scivolato questo post sotto i miei occhi.
Stampare, sottolineare e archiviare, postare link su twitter, leggere, archiviare su Del.icio.us, postare sul blog, archiviare screenshot con annotazioni, annotare sul file next_book.
Accidenti!
Grazie, questo post è una lezione.
Monica
Grazie per rendere la tua routine studereccia una inesauribile e fresca fonte di studio per chi apprezza i nitore dei tuoi pensieri e dei tuoi scritti.
Matteo
Condivido il commento di Monica.
E’ un piacere leggerti perché fai capire cosa significhi lavorare con passione e piacere.
Grazie,
Claudia
Ho 57 anni, sto scrivendo la mia tesi di laurea (sic), ci lavoro da un anno, e faccio più o meno così.
Leggerti e vedere che non sono da sola e non sono dipersiva, come a volte temo, mi rassicura. Grazie
Confermo la soddisfazione.
Grazia
Cara cinquantasettenne,
la dispersione fa parte del nostro mondo, ormai, e ci dobbiamo fare i conti.
Come per molte altre cose della vita, meglio assecondare la corrente che fare resistenza.
E poi, noi signore "grandi" ci possiamo benissimo permettere il lusso di disperderci un po' quando studiamo, no?
Luisa
Molto, molti interessante. My (un)divided attention in un mare di informazioni: è la mia ossessione. Prendo nota del tuo metodo, e magari mi decido anche a usare De.licio.us. Come primo link ci metto questo post.