Strano rapporto quello tra i musei e il web: il massimo della materialità, da godere solo camminandoci dentro, entrando in contatto fisico e sensuale con le opere, e il massimo della bidimensionalità e della distanza attraverso uno schermo che allontana dalla materia ma che ti può far vedere quei minuti particolari che in un museo non riusciresti mai a cogliere.
Anche di fronte ai siti più strepitosi, come quello del MoMA, mi capita di chiedermi se tutte quelle informazioni, tutti quei particolari, quei filmati e quei podcast audio ti avvicinino davvero alle opere d’arte o non ti allontanino dalla materia e dall’emozione, quella che ti dà i brividi o un tuffo al cuore anche quando non sai nulla dell’opera e dell’autore.
Domenica matttina, invece, al Museo Magritte di Bruxelles ho vissuto un’esperienza ancora diversa, strana, inedita per me.
Ho pensato di stare dentro un sito, ma fatto di materie vere e non di pixel. In un museo post-web, ipertestuale, realmente multimediale, perché ti accompagna tra le opere d’arte attraverso un percorso tematico fatto di immagini, parole, discorsi, musica. Sorprendente, ma pacatissimo, in cui nulla sovrasta il tuo rapporto intimo e vicinissimo con le opere.
Entri e in ogni sezione cronologica ti accoglie una vera linea del tempo, come quelle che troviamo sui siti: ogni colonnina di testo una data, un’immagine, una sola frase in tre lingue, le traduzioni una sotto l’altra.
Potrebbe essere una gran confusione, invece ogni versione linguistica è scritta in un diverso colore pastello e l’effetto è un’onda delicata di parole.
Sopra la linea del tempo, una frase di Magritte. Una frase per ogni parete del museo. Tantissime quindi, autonome eppure legate l’una all’altra come un filo che illumina le opere. Sono scritte tutte in minuscolo corsivo, con un font tondo che richiama la famosa firma dell’artista. Leggibilissime.
Alle pareti le opere si alternano agli schermi, alla stessa altezza. Li distingui perché gli schermi sono tutti in bianco e nero e senza audio: foto, animazioni, riviste che si sfogliano. Discretissime, spiegano le opere più di tanti “apparati didattici”.
E poi c’è la voce dell’audioguida: non la recita della Garzantina dell’arte, ma il racconto di poche opere cruciali, in gran parte dalla stessa voce di Magritte e di sua moglie Georgette.
Alla fine restituisci l’audioguida, ma vorresti tenere qualcosa con te e rimpiangi non di esserti appuntata almeno qualcuna di quelle frasi semplici e vere che ti hanno accompagnata lungo due ore come un racconto a sé.
Sorpresa: alla fine trovi un libretto che quelle frasi le raccoglie tutte, una dopo l’altra. Lo prendi: era proprio quello che volevi.
Magritte ha dipinto tanto – i collezionisti americani smaniavano per le sue opere – ma ha anche scritto un bel po’ e soprattutto ha tanto riflettuto sulla parola e il linguaggio. Da artista naturalmente: con i titoli solo apparentemente strampalati e incongruenti delle sue opere, con le parole che ha dipinto sui quadri, con articoli sulle riviste cui collaborava.
Il museo espone la sua famosa pagina Les mots et les images del 1929, un alternarsi di disegni e frasi che concentrano la sua pittura e il suo pensiero e che ognuno di noi farebbe bene a stamparsi e ad appendersi al pc o dietro la scrivania.
Le parole di Magritte non chiariscono l’oggetto del quadro, non ne prolungano il senso, non ne forniscono alcuna chiave di decodificazione. Instillano dubbi e fanno domande sul legame – del tutto arbitrario secondo lui – tra il nome della cosa e la cosa stessa, tra le immagini e il linguaggio nelle più diverse combinazioni.
Ceci n’est pas un pipe, questa non è una pipa ha scritto Magritte in una delle sue opere più famose. Come, non è una pipa? Non è un pipa, puoi forse fumarla? E’ solo la rappresentazione della pipa. Dunque, non è una pipa.
Non fa una piega.
PS Les mots et les images per intero è a pagina 5 di Pipe, cavalli, triangoli e significati di Bruno D’Amore.
Meraviglioso, mi hai fatto fare un giro lì con te. Grazie.
Monica
Grazie Luisa, mi piacerebbe essere lì:-)
ciao
Alessia
Ciao Luisa, piacere di conoscerti. Seguo i tuoi fili intessuti, e sosto un attimo qui a presentarmi, ché di mot et image ne ho fatto la mia bandierina nascosta..
nina
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