L’analfabetismo funzionale e quello di ritorno non sono problemi solo italiani, ma affliggono anche la Germania, paese che ha una tradizione di alfabetizzazione e di lettura ben più ricca della nostra.
Lo racconta un articolo della Zeit tradotto e proposto su Internazionale di questa settimana con il titolo Parole povere (in versione originale, Ein Land verlernt das Lesen).
I tedeschi leggono sempre di meno, ma soprattutto capiscono sempre di meno quello che leggono, tanto che l’editoria scolastica ha dovuto abbassare notevolmente i suoi standard, eliminare i brani più complessi, inaugurare collane di classici in versione semplificata.
Oltre la scuola, vanno forte soprattutto i manuali ultracompressi e persino i corsi di lettura veloce, che insegnano a trarre il massimo da un testo nel più breve tempo possibile. Li affollano gli studenti come i manager.
I risultati non devono essere un granché se la più prestigiosa università privata tedesca, la Zeppelin di Friedrichshafen, che forma l’élite del paese, ha deciso di far leggere ai suoi studenti soprattutto classici scientifici, letterari e filosofici e di abolire le slide powerpoint a favore di testi personali e originali.
Per guidare un’impresa, sostiene il preside, ci vogliono persone abituate alla lettura ed educate al conflitto. Persone che conoscano il conflitto, se non grazie alle loro esperienze personali, almeno attraverso i libri. E che sappiano confrontare tra loro testi lunghi, perché l’amministratore delegato di un’azienda deve saper leggere i rapporti e analizzare informazioni contraddittorie.
Leggere i classici, insomma, per recuperare quel tempo di lettura che Marianne Wolf chiama “il tempo per pensare a sé”, quello che permette di andare al di là del testo, per conoscere meglio se stessi, gli altri e il mondo che ci circonda, anche quello dell’economia e della scienza. (un articolo di Raffaele Simone sul libro della Wolf Proust e il calamaro e sull’importanza di leggere la letteratura è su Repubblica di oggi, ma lo trovate anche sulla Rassegna Stampa della Treccani).
Visto i miei quotidiani rapporti di lavoro con la Germania, posso confermare che i tedeschi non sono più così precisi, accurati e squadrati come si riteneva un tempo. Anzi, nella ns. azienda, i ns. colleghi tedeschi sono celebri in tutta Europa, per la loro ottusità e rigidità. Nulla di più.
Sarà un caso… forse.
Attenzione, l’articolo di Simone è stato pubblicato sulla Repubblica e non sul Corriere della Sera.
Buon lavoro e complimenti per il blog
Matt
Grazie, Matt.
Correggo subito.
Luisa
posso avere il link dell’articolo? non riesco a trovarlo!
grazie
Emilia
Ciao Emilia,
questo è il link diretto ma non so perché, l’articolo è tagliato (http://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/2010/01/08/se-la-lettura-migliora-il-nostro-cervello.html).
Nel link di Luisa (che rimanda alla rassegna stampa Treccani) ti basta selezionare la data 8 gennaio in alto (a meno che non sia già selezionata) e scorrere la pagina oppure usare il comando ‘ricerca’, ricordando che il quotidiano è la Repubblica e che il titolo dell’articolo è "Se la lettura migliora il nostro cervello").
Buona lettura!
Matt
Tutti i tedeschi sono ottusi e rigidi
Tutti i Italiani sono casinisti e chiaccheroni e i maschi hanno i capelli neri pieno di gel e portano i occhiali da sole anche in piena notte
Quando smettiamo di charatterizzare le persone secondo la loro nazionalitá, magari cominciamo capire un po meglio l’Europa.
firmato da un cittadiano Europeo (tedesco che vive in Italia a alcuni anni).
Luisa, ti ringrazio per averci regalato questo bellissimo e interessantissimo articolo (nonché i tuoi commenti) che conferma in pieno qualcosa che ho sempre pensato!
Come sai, ti seguo sempre anche se, per motivi di lavoro, molto sporadicamente.
Mariateresa
http://thebookshow.blogspot.com
Vorrei rispondere con viva simpatia all’utente anonimo che si è firmato "un cittadino europeo (tedesco che vive da molti anni in Italia)".
E’ difficile tradurre l’ironia. Figuriamoci in un commento su web.
Infatti la mia battuata era proprio contro i luoghi comuni che tu hai citato. Quello che volevo dire era giusto quello che hai scritto tu: non si può e non si deve mai generalizzare.
Ho però ora un sospetto, rileggendo il tuo commento, sembra che la tua risposta abbia confermato i nuovi luoghi comuni sui tedeschi… ops, ora NON ti arrabbiare di nuovo: anche questa è una battuta spiritosa! Ma quando imparerò a non scherzare su web! E’ così’ difficile.
La vita è dura se non sappiamo sorridere, ogni tanto.
Saluti cordiali
Renato