Buffo: mentre pubblico leggeri e brevi post, spesso sulla scrittura in rete, la mia scrivania è sempre più ingombra di testi su carta. Tradizionali, sequenziali, lunghi, complessi.
Quelli di cui si parla poco, ma che costituiscono il vero problema per tante organizzazioni di oggi: report, verbali, normative, circolari, ricerche, progetti.
Documenti rimasti immutati negli anni, mentre intorno a loro è cambiato tutto, soprattutto i tempi e l’attenzione di chi li scrive e di chi li deve leggere.
Una cosa che mi sta sorprendendo e che sto mettendo a fuoco in questi giorni è quanto frequentare la rete sotto sotto mi abbia insegnato a rendere “navigabili” anche e soprattutto i documenti cartacei lunghi e complicati. Complicati negli obiettivi comunicativi, ma spesso negli stessi contenuti.
E i documenti complicati sono quelli che più hanno bisogno di navigabilità e percorsi chiari, scorciatoie, corsie preferenziali, punti di attenzione.
Per molti non è importante leggerli tutti dall’inizio alla fine, ma trovare con facilità il punto che interessa.
La rete che si può tessere all’interno di questi testi è fatta di tanti nodi e connessioni. Se è ben progettata, si può saltare con facilità da un punto all’altro senza perdere il filo. Per esempio con:
- titoli e sottotitoli espliciti e chiari per capitoli, sezioni, grafici e tabelle (il contenuto, la “notizia”, non il tema, cioè “La domanda di stufe open air cresce del 20%”, non “L’andamento del mercato” o “Scenario di mercato”)
- indici iniziali per capitoli lunghi (la più semplice e utile delle mappe)
- formattazione coerente per informazioni omogenee o della stessa classe (con grassetti, corsivi, maiuscoletti)
- parole evidenziate, che da sole trasmettono un messaggio: “non” in grassetto da solo in mezzo a una pagina non ha senso, “chi non ha l’email” magari sì perché chi non ce l’ha si sente subito chiamato in causa)
- strutture simmetriche e parallele per orientare il lettore (se tre capoversi cominciano rigorosamente nello stesso modo, stiamo sempre parlando dello stesso argomento, ma magari da tre prospettive diverse; se in una circolare o una comunicazione ci sono voci codificate e ricorrenti, il lettore abituale sa esattamente cosa trova sotto ciascuna: per approfondire, contatti, punti chiave)
- raccordi lessicali (se una parola è nel titolo del capitolo o della sezione, un grassetto può richiamarla come a dire “guarda, è qui che ne parliamo!”)
- corrispondenze lessicali (chiamare sempre le stesse cose nello stesso modo, senza l’ingiustificata paura delle ripetizioni).
I do a lot of translating/writing for the web and now find myself evaluating printed texts from the same usability perspective that I use for the web.
In short, I fully agree with the points you make here – we should write printed texts with the user in mind, just as we should be doing with the web. Clear signposts and navigation to guide readers through the text and lead them to the points that most interest them.
Our writing should be clear, simple and concise – an aid, not an an obstacle, to readers.
Marian D
Sono solo un frequentatore del suo Blog e del Sito. Non sono del mestiere anche se anche a me capita di redarre sporadicamente qualche articolo tecnico legato alla mia professione.
Sono d’accordo con quanto scrive nel post.
In qualche modo (!) sono punti che ho sempre tenuto in considerazione o a mente quando mi accingevo a scivere qualcosa.
Sono forse cose intuitive? Sono io avanti negli anni (55)?
In ogni caso, ripetere giova.
Maurizio