Visto che sono incollata a testa bassa alla scrivania da ore, mi prendo una pausa e vi segnalo il bel Contrappunto di ieri di Massimo Mantellini, dedicato al ruolo del testo oggi: Calamaio e mappa caratteri. Ruolo improvvisamente centrale all’alba del nuovo millennio dopo la grande ondata della voce che ha dominato la seconda metà del novecento. Scriviamo tantissimo, ma con strumenti completamente diversi rispetto al passato.
Lo spunto è un articolo sul valore della calligrafia che Umberto Eco ha pubblicato il 21 settembre sul Guardian. Sul quotidiano londinese è sparito, ma lo potete recuperare qui. Difficile non condividere il rimpianto di Eco per la bella scrittura a mano (ci insegna a tenere sotto controllo le mani e rafforza il coordinamento mani-occhi, certo!).
Meno ovvia e da sottoscrivere dalla prima all’ultima parola mi sembra la conclusione di Mantellini: “Se il suggerimento di Umberto Eco (mandate i figli ad imparare la bella calligrafia) è un consiglio affascinante ed anche un po’ provocatorio, un punto di vista meno paradossale potrebbe essere quello di invitare i nostri figli ad avvicinarsi ad una tastiera. Educarli alla comunicazione personale, alla esposizione di sé legata alla parola scritta, ai piaceri del confronto con i punti di vista altrui mediato dalla asincronia della comunicazione di rete dove, nella maggioranza dei casi, ciascuno di noi può permettersi il lusso di prendersi il proprio tempo per leggere, capire e rispondere, è oggi il tributo educativo migliore che possiamo far loro. Non potremo sbagliarci di troppo, almeno fino a quando l’alternativa sarà quella di lasciarli per ore a vegetare di fronte ad un televisore acceso”.
Il tema come sapete mi interessa moltissimo e si ricollega anche alle riflessioni che mi ha suscitato la lettura di Proust e il calamaro di cui vi raccontavo un paio di post fa.
Durante la mattina, mentre scrivevo, pensavo alla mia esperienza.
Dopo una solenne ubriacatura tecnologica nella seconda metà degli anni novanta (mi sentivo persa senza il mio piccolo Palm in tasca e ci annotavo qualsiasi cosa che poi riversavo sul pc) sono in parte tornata alla carta e ora utilizzo moleskine e pc a seconda di quello che ho da fare.
La verità è che “scrivere” vuol dire tante cose diverse: pensare, documentarsi, farsi venire altre idee, metterle in ordine, scrivere il testo, rileggere, correggere, rifinire.
Per alcune di queste fasi ti servono la lentezza e la fatica imposte dalla penna, per altre la velocità della tastiera. Nel tempo ho imparato ad alternarle e ora me la cavo abbastanza bene.
Per farla un po’ semplice:
- pensare > penna e blocchetto, perché le idee ti vengono nei posti più assurdi e sempre quando non hai il pc (mi è capitato anche di appendermi il lettore mp3 al collo in macchina e di registrare le mie elucubrazioni ad alta voce)
- documentarsi > schermo e tastiera, per navigare, copiare e incollare
- farsi venire altre idee > foglio A3, spazio, tanti colori e post-it
- metterle in ordine > schermo e tastiera, perché devi vedere la consequenzialità e l’argomentazione prendere forma rapidamente sotto i tuoi occhi e valutare al volo tutte le alternative
- scrivere il testo > schermo e tastiera per inseguire il ritmo dei pensieri (optional: accendere la musica e spegnere il telefono)
- rileggere > carta e tanta calma
- correggere > schermo e tastiera, per vedere subito il testo pulito
- rifinire > ultima lettura su carta (ma quest’ultima fase la riservo ai testi particolarmente importanti).
Bene, fine pausa, torno al lavoro.
Se invece la pausa ora volete farla voi, eccovi uno splendido sito italiano sulla calligrafia che farebbe la gioia del professor Eco: www.monicadengo.com.
Ciao,
una piccola segnalazione. La frase “Se invece la paura…” viene anche dopo il primo punto “pensare” (banalmente, dove viene indicato monicadengo.it invece che .com).
Ciao,
Andrea Gelmini
Ma la grafia di Eco com’è? E quella di Mantellini?
Grazie mille, Andrea.
Un copia e incolla di troppo.
Ho corretto.
Luisa
si vede che la giornata è stata particolarmente stancante 😀
Nella frase del “documentarsi” c’è capitato per sbaglio il pezzo “rifinire > ultima lettura su carta (ma quest’ultima fase la riservo ai testi particolarmente importanti).” oltre al “Bene, fine pausa, torno al lavoro”.
Nella frase del “metterle in ordine”, vi è un “correggere > schermo e tastiera, per vedere subito il testo pulito” di troppo.
Per il resto, mi sembra un ottimo metodo, sono abituato a utilizzare prevalentemente il computer e forse è il caso che recupero un po’ il manuale.
Alberto
Mannaggia… grazie anche ad Alberto.
Anche se a fine giornata, spero che la rilettura che ho fatto ora sia l’ultima 🙂
Luisa
Bel post, interessante! L’ho citato in parte per parlare degli strumenti della scrittura, qui.
Scusa, nella fretta non ho firmato il commento…
Ciao,
Matteo Poropat
cara Luisa, non avevo mai avuto l’occasione di dire quanto trovi utile e piacevole (due cose che dovrebbero stare sempre insieme) questo blog, che cerco di seguire il più possibile e non da poco tempo. Lo seguo perchè la comunicazione linguistica e la sua organizzazione mi interessa, anche se io mi occupo quasi esclusivamente di poesia, al di là di quello che riesce a produrre a livello specifico.
Quindi grazie e complimenti.
G.Cerrai
Molto d’accordo sulla conclusione di Mantellini e sul precedente post.
Internet offre un ventaglio di possibilità infinite in cui, però, è facile anche per noi adulti perderci. Bisogna riflettere sull’educazione tramite internet, perchè le prossime generazioni lo utilizzino davvero al massimo delle sue potenzialità (cosa che al momento sta avvenendo in modo ancora troppo parziale).
[…] Pensieri che indugiano e mani che corrono […]
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[…] abbracciato presto e rimango entusiasta del digitale, tanto riscopro i vantaggi della carta, in un equilibrio che ho raffinato negli anni e che considero preziosissimo per chi […]