A pagina 10 dell’inserto della domenica di Repubblica, Stefano Bartezzaghi fa il punto sullo stato di salute del congiuntivo a partire da un libro in uscita la prossima settimana: Viva il congiuntivo! di Valeria della Valle e Giuseppe Patota, che sicuramente prenderò perché i precedenti libri di divulgazione linguistica dei due autori sono ottimi.E ottimo pare anche lo stato di salute del modo verbale verso il quale gli italiani sono più ipersensibili. Lo usiamo molto più di quanto crediamo e lo usiamo bene, mentre i linguisti mostrano di essere molto più tolleranti verso gli errori di quanto lo siano schiere di neo-crusc.
E allora perché tanta ipersensibilità? “Un congiuntivo mancato o sbagliato fa, alle orecchie delle persone linguisticamente bene educate, lo stesso effetto sguaiato di un rutto in pubblico” spiegano Della Valle e Patota.
E Bartezzaghi conclude: “Un errore è un errore; un errore di congiuntivo è una gaffe. Quello che nessun linguista può spiegare, almeno sino a che resta nei limiti della sua disciplina, è il motivo di questa sensibilità: lì, probabilmente, ci vorrebbe lo psicologo.”
Ha ragione da vendere il signor Bartezzaghi! La sensibilità ha bisogno di strumenti per essere educata se non succede per un evento congenito che sia già avviata nella giusta direzione!
eppure nel parlato quotidiano (purtroppo non solo in quello), gli strafalcioni non mancano!
Tutto ciò è vero. Ma è vero anche che il ‘rutto libero’ sta spopolando, per esempio, in certa televisione. Dove pre il congiuntivo non gode di ottima salute. Io mi chiedo, fra dieci anni, quanti diranno che un rutto, o un congiuntivo sbagliato, sono un fatto deprecabile?
Ipazia Sognatrice
Oddio, se il congiuntivo sbagliato fa l’effetto di un rutto…vado subito a comprarmi una grammatica! :0)
Eli, Torino
Non leggere il tuo blog è sempre un’opportunità persa.
Sei un punto di riferimento. brava
antenoride
E’ vero, ci sono errori, anche in forma scritta, che somigliano a bestemmie. Per esempio “scentifico” o “sufficente”. Perché tanta sensibilità? Credo che chi li ascolta o li legge si senta trascurato, oggetto di mancanza di attenzione. Infatti, li perdona alle persone genuinamente ignoranti.
Ciao,
Peppe
Il piccolo neo crusc che abita in me si risveglia quasi esclusivamente sull’argomento del congiuntivo. Se mi aspetto un congiuntivo e non arriva è come se andasse in tilt tutta la mia rappresentazione mentale del discorso. Vivo la perdita potenziale del congiuntivo come un impoverimento della lingua. Impoverimento di sensazioni. Il congiuntivo definisce l’indefinito. Senza il congiuntivo il concetto perde la sensazione di eventualità, di scelta, di fragilità, di ipotesi, di processo di pensiero. Avrò bisogno di un analista?
elisabetta
Un rutto in pubblico: è proprio l’effetto che mi fa un congiuntivo sbagliato.
Grazie per questa immagine così vivida ed azzeccata!
Cla
LE PAROLE SONO IMPORTANTI (2)[..] [Noemi Letizia al festival del cinema di Venezia, intervistata dai giornalisti] (Il congiuntivo? Se la passa benissimo.) [..]
Usando una psicologia terra-terra direi che le persone che sbagliano i congiuntivi di solito sono le stesse che ruttano in publico; dunque l’associazione mentale è inevitabile. 🙂
Ho dato il mio esame di linguistica italiana proprio quest’anno, e posso dire che in realtà sbagliare il congiuntivo ormai è più diffuso che mai, anche se nessuno lo avverte poi cosi tanto… A livello della comprensione testuale infatti (almeno nell’oralità) il messaggio si percepisce ugualmente..sono però d’accordo sul fatto che nella lingua scritta il congiuntivo è comunque segnale di buona conoscenza della lingua..e in tempi come questi, dove ci siamo ridotti a scrivere in codice per sms e e-mail, è davvero apprezzato…
Nessuno corregge:
"se il congiuntivo sbagliato fa l’effetto di un rutto" ??
Bravi
Come dice Elisabetta il congiuntivo attribuisce ad un’espressione il carattere dell’eventualità e dell’ipotesi, in questo senso è importante farne uso anche nella lingua parlata anche se, oggi, parlare seguendo delle regole più legate al mondo dello scritto che non verbale sembra essere quasi una “blasfemia” letteraria.
Da agenzia letteraria, quali noi siamo, lavoriamo revisionando (ma non solo) testi scritti. Il punto è che ci piacerebbe ricordare e sottolineare che per scrivere bene bisogna avere, prima di tutto, una buona padronanza della lingua nel parlato, va da sé quindi che esercitarsi nell’uso del congiuntivo (come per tante altre vecchie mode grammaticali ormai desuete) dovrebbe essere una “salutare”abitudine da non perdere e riconsiderare.
Agenzia letteraria Bottega Editoriale
http://www.bottegaeditoriale.it
[…] Comincia così il pezzo di Andrea De Benedetti, autore di Val più la pratica, che apre dossier dedicato al congiuntivo sul sito della Treccani: Al funerale del congiuntivo?. Gli altri articoli sono di Valeria Della Valle e Giuseppe Patota, autori di Viva il congiuntivo! […]