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risali negli anni

5 Settembre 2009

È sempre questione di strati

È un po’ che mi chiedo cosa renda così piacevoli e diversi i blog del Guardian rispetto per esempio ai noiosi blog dei giornalisti dei grandi quotidiani di casa nostra.

Stamattina una delle chiavi credo di averla messa a fuoco, facendo il consueto giro del sabato mattina nella sezione Art and Design: la mancanza di spocchia da opinion maker, il saper mescolare con abilità e sempre la giusta misura gli stili più diversi, il serio con frivolo, l’alto col basso, la disquisizione dotta e la divulgazione di base.

Esempio: parte la guida introduttiva all’archeologia, fatta di un bellissimo manifesto di infografica con tutti gli strati di un sito archeologico, un miniglossario, le tre fasi di uno scavo, una domanda semplice (perché tutto quello che sta sottoterra è antico?), quattro cose da dire quando si visita uno scavo e quattro da non dire, quattro (quattro!) link di base per cominciare a orientarsi nel mondo dell’archeologia.
Il tutto in sole 6.000 battute, strutturatissime, una vera lezione di web writing.

0 risposte a “È sempre questione di strati”

  1. Ciao Luisa,

    grazie per l’ennesima ottima segnalazione, non conoscevo i blog del Guardian e li trovo davvero interessanti.

    Eli, Torino

  2. Blog piacevoli, sì. Ogni tanto però un tocco di spocchia ce lo mettono. La mia impressione comunque è che siano riusciti a creare un buon rapporto, con un buon pubblico. Una convergenza autori-lettori (e commentatori) che finisce per rendere interessanti anche discussioni avviate grossolanamente o provocatoriamente.

    Prendiamo ad esempio questo post:
    It’s time Venice stopped hating tourists. Il pezzo secondo me non è tanto felice, però altrove sarebbe arrivata una pletora di commentatori a lasciare una riga variamente sarcastica, qualunquista, sciovinista per accodarsi al tono dell’articolo e amplificarlo. Invece si sono presentate delle persone che per l’80% si sono dichiarate in disaccordo, argomentando il loro punto di vista. Penso sia un buon segno anche trovare un lettore che commenta: “I don’t want to be mean, but come on what are you saying?”. E poi spiega le sue ragioni.

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